News

Attualità
30 Gennaio 2024

“Offese su Whatsapp”, assolti quattro agronomi di Sassari

La presidente dell’ordine degli agronomi di Sassari ha fatto finire quattro suoi colleghi in tribunale per alcune frasi circolate in chat private, sono stati tutti assolti

Caos dopo le elezioni del 2017, periodo durante il quale, in una chat privata su Whatsapp, sono circolati commenti non graditi dalla Presidente dell’ordine degli agronomi. Tanto da decidere di portare quattro suoi colleghi  in Tribunale.

Allora si votava per il rinnovo del consiglio dell’ordine dei dottori agronomi e forestali di Sassari, e certo è che sono state contraddistinte da un clima particolarmente acceso testimoniato da due procedimenti penali per diffamazione che ne sono scaturiti.

Nuovo tribunale della famiglia: di cosa si occuperà

Nel primo procedimento, conclusosi nel 2022, un agronomo è stato assolto dall’accusa di aver diffamato la presidente dell’ordine scrivendo in una chat whatsapp che era “una lavatrice con la quale parlare solo al lavatoio”. Il giudice ha ritenuto che la frase, sebbene offensiva, fosse stata pronunciata in un contesto privato e goliardico e che non avesse quindi la capacità di ledere la reputazione della persona offesa.

Nel secondo procedimento, conclusosi pochi giorni fa, quattro agronomi sono stati assolti dall’accusa di aver diffamato la stessa presidente scrivendo in una chat whatsapp frasi come “sta mestando nel torbido”, “è evidente la natura intimidatoria del suo pressing” e “vorrei tanto avere un incontro ravvicinato con la presidentissima”.

Il giudice Paolo Bulla ha condiviso la tesi degli avvocati difensori, secondo cui si trattava di commenti scritti in una chat chiusa, quindi uno strumento riservato di comunicazione, e attinenti la legittima critica politica emersa nell’ambito di una controversia elettorale in corso.

Il pubblico ministero Ilaria Achenza ha chiesto l’assoluzione degli imputati, ritenendo che le frasi in questione, sebbene offensive, fossero state pronunciate in un contesto privato e prive di qualunque finalità denigratoria.

Saranno le motivazioni della sentenza a chiarire quali sono state le argomentazioni decisive che hanno portato il giudice Bulla a scagionare gli imputati.

@Redazione Sintony News