La sanità sarda è in ginocchio. Per dirla con una frase, usata e abusata, ma estremamente efficace, dire che è in coma sembra un eufemismo. Liste d’attesa chilometriche, non ci sono medici, interi paesi senza assistenza sanitaria, senza pediatri, gli ospedali in eterno affanno, infermieri costretti a turni massacranti. Eppure i big della sanità sarda se ne vanno a Porto Cervo a spese della Regione per un convegno di due giorni che costa 73mila euro. Incommentabile.
“Siamo alla follia: ho 262 pazienti gravi e non posso operarli”. La denuncia, l’ennesima, è di Massimo Madonia, primario di urologia all’Aou di Sassari. E’ La Nuova Sardegna a riportare con un’intervista sul quotidiano oggi in edicola, il grido d’allarme del professor Madonia (nella foto La Nuova Sardegna). Ogni giorno che passa, per chi ha un tumore grave con alte possibilità di metastasi, è una chance di sopravvivere che evapora, si legge sul quotidiano sassarese. Per questo le regole della buona Sanità impongono che il paziente entri in sala operatoria nell’arco di trenta giorni dopo la diagnosi. In Sardegna è una tempistica che si sgretola su un’assistenza che cade a pezzi. Tempi di reazione più lenti di tutta Italia. Con il tumore alla prostata, tra i più diffusi nella popolazione, che vede il 75 per cento dei malati superare il mese d’attesa, e talvolta aspettare anche più di 120 giorni prima di avere un appuntamento con il chirurgo.
La situazione “è diventata insostenibile – dice professor Madonia - , e purtroppo è solo destinata a peggiorare. In questo momento ho 262 pazienti in lista di attesa, tutti in priorità A. Significa che dovrebbero essere operati “ieri”, perché il loro quadro clinico è a rischio vita. Invece molti dovranno attendere mesi, e non c’è alcuna possibilità di accelerare i tempi”.
Perché si è arrivati a questo? “I motivi sono diversi. Il primo è che Sassari è considerato un centro di eccellenza, e c’è un’enorme richiesta da parte dei pazienti. Purtroppo però molto spesso la scelta è anche obbligata, perché in Sardegna siamo l’unica struttura efficiente che opera. E questo è scandaloso. Io sono arrabbiato, e sono mesi che denuncio questa situazione senza avere risposte. Possibile che arrivino da Cagliari pazienti disperati, con tumore alla prostata, perché al Brotzu li hanno liquidati dicendo che prima di un anno non potrebbero operarli? Parliamo del Brotzu, il più grande ospedale dell’isola.
Altro scandalo denuncia Madonia: “E’ normale che il San Francesco di Nuoro chiuda il reparto di Urologia nel mese di agosto, quando arrivano anche i turisti e la popolazione raddoppia? Puoi avere tutti i problemi di personale che vuoi, ma non esiste che un reparto chiuda le porte e abbandoni i pazienti al proprio destino. Tanto poi c’è Sassari chiamata a mettere una pezza. Non finisce qui: Urologia al San Francesco riapre ai primi di settembre, dopodiché ancora problemi e nuovamente tutti i pazienti dimessi. E su Sassari la pressione si fa ancora più insostenibile".
“Dagli altri centri non c’è alcun contributo”, denuncia professor Madonia: “Olbia fa solo visite, ma niente chirurgia. Idem Alghero, e lo stesso vale per Oristano. Tutti i tumori in classe di priorità A finiscono per riversarsi nel mio reparto. Ho fatto un solo giorno di ferie il 17 agosto, per il compleanno di mia figlia. Stop: non ho potuto permettermi un’assenza in più. Perché noi dobbiamo lavorare con ritmi simili, e le altre strutture si possono permettere di chiudere reparti, o di non operare. È da giugno che mando mail, che segnalo che l’offerta sanitaria nell’isola è totalmente inadeguata, se non ridicola. E la risposta, finora, è il totale silenzio»
«Sino a settembre avevo a disposizione una sala operatoria per un solo giorno a settimana. Ogni tanto una seduta aggiuntiva. Dove vogliamo andare? Poi, per fortuna, siamo riusciti a portare la disponibilità a 3 sedute chirurgiche a settimana”. E la situazione è destinata ad aggravarsi.
Redazione sintony.it