Il mercato giapponese del lusso è solido e dovrebbe crescere di circa il 4% fino al 2025 sotto la spinta dei consumatori nazionali. La pandemia ha portato con sè nuovi bisogni e nuovi approcci, soprattutto alla customer care.
Il Giappone è diverso dagli altri Paesi dell'APAC: oltre l'80% dei consumatori di lusso afferma che l'offline è una parte fondamentale del loro percorso di acquisto, con il 36% che fa acquisti esclusivamente offline.
I giapponesi parlano delle buone maniere, della conoscenza dei prodotti e della reperibilità degli articoli come requisiti fondamentali nella shopping experience.
Anche l'ospitalità è parte integrante dell'esperienza e i brand l'hanno resa uno di loro punti di forza, i locali brandizzati sul territorio sono in aumento: nella boutique di Chanel a Ginza si trova Beige, ristorante da due stelle Michelin dello chef monegasco di origine francese Alain Ducasse; a Tokyo si trova l'Osteria da Massimo Bottura di Gucci, il Ristorante Luca Fantin di Bulgari e il Café Dior di Ladurée e Le Café V di Louis Vuitton.
I brand utilizzano comunque sistemi di messaggistica e piattaforme online per entrare in contatto con i clienti, anche se l'esperienza fisica regna sovrana.
Emblematico è il caso di Chanel, che conta 33 negozi in tutto il territorio giapponese. Al defilé della collezione Métiers d'Art 2023 a Tokyo, gli ospiti hanno assistito a uno spettacolo di danza seguita una performance musicale dell'artista senegalese Nix e del chitarrista giapponese Ichika Nito e inoltre è stata organizzata una masterclass, tenuta da Tyler Brûlé, presidente e caporedattore di Monocle, per 350 studenti provenienti dalle scuole di arte e design.
Sebbene la Corea del Sud avesse i riflettori addosso nell'ultimo anno con i marchi del lusso, come Louis Vuitton, Gucci e Dior, il Giappone resta comunque un porto sicuro per la luxury economy.
@Redazione Sintony News