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15 Maggio 2023

Università di Firenze, il nostro cervello ama le didascalie delle opere d'arte

Secondo uno studio condotto dall'Università di Firenze, osservare le opere d’arte è più gratificante se con supporto di didascalie descrittive

Lo studio portato avanti dall'Università di Firenze dimostra quanto il nostro cervello apprezzi maggiormente un'opera d'arte accompagnata da didascalie descrittive. In collaborazione con altri due atenei, La Sapienza di Roma e Roma Tre, i ricercatori hanno registrato tali apprezzamenti in termini di risposte emotive e cognitive, misurate tramite la registrazione di parametri fisiologici e comportamentali.

Pubblicata anche sulla rivista scientifica Plus One, la ricerca è stato condotta in un museo di arte moderna e contemporanea a Firenze, la Collezione Roberto Casamonti, situato nel Palazzo Bartolini Salimbeni.

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A capo della ricerca, la dottoressa Maria Michela Del Viva, del Dipartimento Unifi di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino.

Il tutto prende avvio dall'espansione, degli ultimi anni, della customer experience, l'attenzione verso la qualià dell’esperienza del visitatore.                                            La valorizzazione e comunicazione del patrimonio culturale deve tener conto della comprensione dei comportamenti del pubblico, dei suoi bisogni e delle aspettative affinché sia efficace.

Nonostante le prove indichino che gli strumenti educativi nei musei sono fondamentali per migliorare il processo di comprensione e apprezzamento, il loro ruolo è stato messo in discussione, tanto che alcuni musei avrebbero deciso di ridurre o eliminare le descrizioni nel tentativo di rendere l'esperienza più emotiva.      La ricerca è particolarmente rilevante proprio perché, al contrario, dimostra l'efficacia di questi supporti e contribuisce a migliorare l'offerta educativa dei musei. 

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Era prevista la scelta di alcune opere di una determinata tipologia, che i fruitori non esperti trovano più difficoltoso comprendere e apprezzare.                                         I ricercatori hanno testato i vari parametri biomedici (movimenti oculari, risposta pupillare, battito cardiaco, conduttanza cutanea) e comportamentali (tempo di visualizzazione, questionari) dei visitatori del museo fiorentino. I partecipanti, nonché trenta volontari tra i 21 e i 30 anni, tutti studenti universitari, non di arte, con un background culturale basilare, hanno osservato le opere con etichette essenziali durante la prima visita; e con etichette descrittive durante la seconda. 

I risultati? I partecipanti spendono  più tempo nell’osservazione dell’opera e i loro movimenti oculari sono diretti verso le zone descritte.

Una descrizione dettagliata incoraggia i partecipanti a dedicare più tempo all’osservazione delle opere d’arte, seguendo le informazioni fornite. 

I risultati mostrano anche che i partecipanti che apprezzano maggiormente l’arte astratta sono quelli che trascorrono più tempo davanti ai dipinti, nonostante sia da sempre la meno "preferita" dal pubblico per i contenuti ambigui e indefiniti delle opere. Come visitare un museo - Non sprecare

@Redazione Sintony News