Che Luciana Littizzetto andasse fuori dalle righe è cosa nota e non stupisce. E lo ha fatto anche entrando nel merito del caso della prof sparata dagli alunni con una pistola ad aria compressa. Maria Cristina Finatti la prof di Rovigo li ha denunciati tutti i suoi alunni, ma la Littizzetto minimizza sostenendo che "Se c'è empatia non ti sparano con la pistola ad aria compressa".
Un caso accaduto l’11 ottobre scorso che ha tenuto, e tiene banco, sulle pagine di cronaca ma soprattutto nutre il dibattito sulla scuola italiana e sull’educazione che i genitori danno ai figli. Si perché i ragazzi hanno filmato e diffuso sui social la bravata. La prof dell’Istituto tecnico Ferrucio Viola di Rovigo li ha denunciati tutti: "Mi son sentita colpita fisicamente e moralmente" ha dichiarato la Finatti. La professoressa è stata presa in giro dopo il gesto e, quando si è lamentata per il dolore, la classe è scoppiata a ridere”. La prof si è trovata costretta, dopo tre mesi, a denunciare tutti i 24 studenti per lesioni personali, oltraggio a pubblico ufficiale e diffamazione a mezzo social e atti persecutori, visto che il video era stato postato in rete.
“Non è solo colpa dei ragazzi, è anche proprio colpa del professore, è l’empatia – ha detto la Littizzetto destando scalpore -, è quel qualcosa che fa intuire proprio ai ragazzi che in qualche modo li ami, che sei lì perché ti piace, che ti interessano le loro paure e i loro sogni, quello che veramente pensano. Se riesci a creare questa sensazione non ti sparano con la pistola ad aria compressa”.
“Non credo – ha proseguito la Littizzetto - che abbiano sparato a tutti i professori, hanno sparato a una professoressa che poveretta avrà le sue grandissime difficoltà (sic!), ma questo ci deve far riflettere, perché probabilmente non è riuscita a entrare in sintonia con i ragazzi, scatenando questa aggressività, veramente fuori luogo, pazzesca e assolutamente da punire, ci mancherebbe. Ma non è una cosa che non succedeva anni fa, certo magari anni fa non ti sparavano con la pistola ad aria compressa, ma è sempre successa, soprattutto alle medie. Non c’erano i telefonini, non potevi mettere i video in rete, ma questa vessazione dei professori, questo bullizzare i professori è una cosa che c’è sempre stata e più il professore era debole e magari timido, molto sapiente ma poco capace a trasmettere la sua sapienza, più questa cosa saltava fuori e portava tutti al delirio più assoluto. All'inizio anche io ho fatto fatica... Poi piano piano mi sono detta, io voglio fare questo mestiere? Devo conquistarli".
Replica a stretto giro di social Matteo Salvini "Se il professore riesce a essere empatico, non gli sparano con la pistola ad aria compressa?". E commentando scrive: "Come si può solo pensare di dire una cosa del genere? A volte il silenzio è d'oro". Anche molti docenti hanno commentato questa “sparata” di Luciana Littizzetto.
E quell’episodio dell’11 ottobre non è l’unico. La cronaca negli ultimi giorni è (di nuovo) piena di episodi di violenza nei confronti degli insegnanti. I protagonisti sono sempre gli studenti ma non mancano casi di aggressioni da parte di genitori e familiari. La settimana scorsa è balzata alla cronaca la notizia che vede in una scuola di Latina l’aggressione ad un’insegnante colpita con uno zaino dai suoi studenti. Anche questo episodio ripreso dai cellulari e postato sui social. A Modena, un insegnante è stato aggredito verbalmente da due studenti, poi ha accusato un malore. L’uomo è stato portato all’ospedale per tutti i controlli del caso mentre gli studenti rischiano anche loro di essere denunciati. L’insegnante avrebbe detto ai due studenti di spegnere una sigaretta, accesa all’interno della scuola. A quel punto i due avrebbero iniziato ad insultare l’uomo, fino a quando quest’ultimo non ha accusato un malore. Cosa succede? E’ solo a scuola che non funziona o è anche colpa dei genitori?
“Cinque giorni di sospensione ai ragazzi che hanno sparato alla prof? Un premio”, ha commentato ironico e sarcastico il noto psichiatra Paolo Crepet. “Quello che è avvenuto non mi sorprende. In un momento come questo fatti simili sono sicuramente più frequenti, ma non arrivano alle nostre orecchie. Straordinaria l’ideona della pena: rimangono a casa cinque giorni? Si alzeranno a mezzogiorno e si metteranno sui social un quarto d’ora dopo. Una pacchia. Una scelta di una autorevolezza assoluta”, ha detto lo psichiatra con sarcasmo.
Redazione sintony.it