
Mentre Roma celebra il suo Natale il 21 aprile, legandosi all’equinozio di primavera, Napoli sceglie il buio più profondo per far nascere la sua luce. Il 21 dicembre 2025 la città ha festeggiato ufficialmente i suoi 2.500 anni di storia. Una data carica di misticismo: fondare una città durante il solstizio d'inverno significava, per gli antichi, scommettere sul sole che ricomincia a vincere sulle tenebre. Un auspicio di rinascita che Neapolis — la "Città Nuova" — ha onorato per venticinque secoli.
A differenza di Alessandria o Costantinopoli, i cui nomi celebrano condottieri e imperatori, Napoli porta con sé solo l'orgoglio della sua novità. Tutto ebbe inizio nel 475 a.C., quando una "scissione" all'interno della colonia greca di Cuma portò un gruppo di coloni a fondare un nuovo insediamento, distinguendolo dalla precedente Parthenope (situata sull'odierna Pizzofalcone).

La geografia della neonata Nea Polis era un capolavoro di strategia naturale: l’Acropoli situata sulla collina di Caponapoli, l’Agorà, cuore pulsante nell’attuale Piazza San Gaetano, dove i resti del tempio dei Dioscuri sorreggono ancora la Basilica di San Paolo Maggiore.
Il Porto, un’insenatura a "U" riparata, situata dove oggi sorge Piazza Municipio.

I Romani entrarono in città nel 326 a.C., trasformandola rapidamente nel porto privilegiato del Mediterraneo. Tuttavia, la storia di Napoli è fatta anche di audaci (e talvolta sfortunate) scelte politiche. L'essersi schierata con Mario contro Silla e con Pompeo contro Cesare costò alla città la perdita del primato marittimo a favore di Pozzuoli.
Eppure, Napoli rimase il rifugio degli intellettuali e il centro del divertimento imperiale. Fu Augusto a farla rifiorire istituendo i Giochi Isolimpici, portando il prestigio di Olimpia tra i vicoli del golfo. La città fu anche l'ultimo atto dell'Impero Romano d'Occidente: nel 476 d.C., fu proprio qui che l'ultimo imperatore, Romolo Augustolo, fu esiliato dopo la caduta di Roma.
Oggi Napoli è una delle città più visitate al mondo, una meta dove — come sostiene il professor Alessandro Barbero — "la storia gronda dai tetti e cammina per le strade". È una città che non ha mai smesso di essere "nuova", capace di assorbire ogni dominazione per trasformarla in qualcosa di unicamente napoletano.
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