
La Sardegna è in prima linea nella crisi climatica per quanto riguarda il suo inestimabile patrimonio costiero. Secondo l'allarme lanciato dal rapporto "Paesaggi sommersi" della Società Geografica Italiana, l'Italia rischia di perdere il 20% delle sue spiagge entro il 2050 e fino al 45% entro il 2100. In questo scenario, l'Isola è indicata tra le regioni più a rischio, specialmente nelle aree costiere basse.

Le stime, basate sull'innalzamento del livello del mare e sull'erosione costiera accelerata, mettono in forte pericolo non solo i paesaggi naturali ma anche le infrastrutture e le comunità che vivono vicino al mare.
La mappa del rischio in Sardegna mostra già bordi molto nitidi, con litorali di grande pregio e aree urbanizzate esposte a sommersione e progressiva scomparsa:
Le zone di Cagliari e Oristano sono indicate tra quelle più esposte, dove l'innalzamento dei mari entro il 2100 potrebbe portare ampi tratti costieri, comprese le aree "anfibie", sotto il livello del mare.

L'erosione minaccia direttamente alcune delle spiagge più celebri e fragili, tra cui La Pelosa a Stintino, Platamona, Marritza e l'area di San Teodoro.
Non sono a rischio solo le spiagge: la crisi climatica mette in pericolo anche metà delle infrastrutture portuali italiane e quote significative di superfici agricole nelle zone costiere.
Gli esperti, come l'ordinario di Geografia fisica all'Università di Cagliari, Sandro Demuro, attribuiscono la vulnerabilità della Sardegna anche all'azione antropica, che si somma agli effetti del riscaldamento globale: l'urbanizzazione eccessiva, le costruzioni a ridosso delle dune e pratiche errate come la rimozione della Posidonia oceanica o l'uso di mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge, riducono la naturale difesa del litorale.
La Regione Sardegna sta implementando interventi di difesa costier ma la sfida, aggravata dall'espansione termica degli oceani e dallo scioglimento dei ghiacciai, richiede azioni immediate e di vasta portata.
@Redazione Sintony News