Dopo mesi di polemiche, riflettori accesi e dibattiti tra diritto alla privacy e codici morali, si è chiusa formalmente la vicenda che ha visto protagonista Elena Maraga, ex maestra d’asilo della provincia di Treviso licenziata per la sua attività su OnlyFans, la nota piattaforma per contenuti a pagamento. La cessazione del rapporto di lavoro risale ad aprile scorso ed è avvenuta, come comunicato dalla legale dell’istituto scolastico Lucia Riedi, attraverso un accordo tra le parti.
Nel comunicato, l'avvocata Riedi ha precisato che l’ente gestore della scuola non ha mai rilasciato dichiarazioni pubbliche sulla vicenda, né ha mai messo in discussione la qualità del lavoro svolto da Maraga durante i suoi cinque anni di servizio. Una puntualizzazione che arriva a mesi di distanza da una decisione che ha sollevato un acceso confronto tra etica, libertà individuale e ruolo degli educatori.
Elena Maraga era assunta a tempo indeterminato in un asilo nido paritario cattolico. La rottura del contratto è arrivata dopo che la direzione scolastica è venuta a conoscenza della sua attività su OnlyFans, giudicata “in contrasto con l’ispirazione cattolica che orienta l’indirizzo educativo della scuola”.
La maestra, però, ha sempre difeso la propria posizione: «Come educatrice non ho mai fatto mancare nulla né ai bambini né alla scuola», aveva dichiarato, sottolineando la separazione tra la sua vita privata e quella professionale.
La notizia, inizialmente locale, è presto diventata un caso mediatico nazionale, alimentando un vivace dibattito su privacy, moralità e autodeterminazione. Diversi esponenti politici e del mondo scolastico si sono espressi sulla questione, contribuendo a polarizzare l’opinione pubblica.
Da un lato, la FISM – Federazione Italiana Scuole Materne ha annunciato l’intenzione di redigere un codice etico per gli insegnanti, per chiarire in modo preventivo i limiti e le responsabilità legate al “patto educativo” con le famiglie. Dall’altro, il presidente di +Europa Matteo Hallissey ha parlato apertamente di “moralismo ipocrita”, sottolineando come la maestra non fosse stata licenziata per demeriti professionali, ma per una scelta personale e privata. «Ha infranto un tabù sociale», ha detto Hallissey, «l’idea che una donna possa essere educatrice e, allo stesso tempo, padrona della propria immagine e sessualità».
Nel mezzo, anche la voce di alcuni genitori dei bambini dell’asilo, che hanno espresso solidarietà verso Maraga, ritenendo che la sua attività esterna non avesse alcuna influenza sulla sua capacità educativa. Altri, invece, hanno sostenuto la scelta della scuola, ritenendo incompatibile l’esposizione pubblica di contenuti sessualmente espliciti con il ruolo formativo affidato a un’insegnante.
@Redazione Sintony News