Ozzy Osbourne se n’è andato il 22 luglio 2025, ma come in vita, anche da morto continua a far parlare di sé. A pochi giorni dalla sua scomparsa, non solo è riesplosa l’attenzione mondiale per il “Principe delle Tenebre”, ma si moltiplicano le ipotesi sulle circostanze della sua morte, che potrebbe non essere stata naturale. Secondo quanto rivelato dallo scrittore e biografo Ken Paisli, autore del libro “Ozzy. La storia” in uscita il 6 agosto, Osbourne avrebbe scelto l’eutanasia per evitare sofferenze inutili.
La tesi, lanciata da Il Messaggero e confermata da anticipazioni del libro, si basa su una lunga riflessione dell’artista stesso, che in più occasioni aveva espresso la volontà di non affrontare una lunga agonia. “Ozzy ha sempre detto che più che morire, temeva di soffrire — scrive Paisli — come aveva visto accadere a suo padre, consumato in ospedale. E questo credo non sia accaduto”. Una convinzione rafforzata da una dichiarazione rilasciata anni fa a Rolling Stone, dove il cantante parlava apertamente dell’ipotesi di recarsi in Svizzera, per una fine “rapida e dignitosa”, nel caso di una malattia terminale.
Ozzy Osbourne, affetto da Parkinson di tipo 2, non sembrava essere in fase terminale secondo le informazioni disponibili. Inoltre, il comunicato ufficiale della famiglia non ha indicato né la causa della morte né il luogo esatto in cui è avvenuta, alimentando così ulteriori interrogativi. “Ozzy è morto circondato dall’amore”, si legge nella nota. Ma il silenzio sui dettagli lascia aperta la porta a ipotesi più complesse.
A rendere ancora più suggestiva la teoria è un dettaglio apparentemente banale: una foto scattata il 5 luglio, all’esterno del camerino durante il concerto di Birmingham, mostrava la scritta “The Final Show”. Un presagio? Per Ken Paisli sì. “Alla luce di quanto avvenuto pochi giorni dopo, appare chiaro che Ozzy sapeva che quello sarebbe stato davvero il suo ultimo palco”.
Mentre l’opinione pubblica si interroga sul possibile ricorso all’eutanasia, la musica di Ozzy Osbourne conosce una rinascita straordinaria. Il suo album del 2003 The Essential Ozzy è rientrato prepotentemente nelle classifiche americane, raggiungendo il settimo posto della Billboard 200, grazie a oltre 44.000 unità vendute nella settimana successiva alla sua morte. È il decimo album solista di Osbourne a entrare nella Top 10 USA.
Un risultato che lo inserisce nella ristretta élite degli artisti più rilevanti del rock. Prima di The Essential, erano già entrati in classifica dischi come Patient Number 9, Ordinary Man, No More Tears, e Ozzmosis. Senza contare l’incredibile eredità con i Black Sabbath, tra cui l’album 13, primo in classifica nel 2013.
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