L’ultimo aggiornamento del generatore di immagini di OpenAI ha scatenato una vera e propria tempesta sui social. In poche ore, internet si è riempito di immagini create nello stile dello Studio Ghibli, lo storico studio giapponese che ha dato vita a capolavori come Il mio vicino Totoro e La principessa Mononoke. Il fenomeno ha già un nome: “Ghiblification”.
Dalle scene iconiche di Il Signore degli Anelli alle rappresentazioni stilizzate di eventi di cronaca come l’incontro tra Trump e Zelensky, fino agli attentati dell’11 settembre, nulla è stato risparmiato dalla trasformazione in versione Ghibli. Anche lo sport ha trovato spazio nella tendenza: tra i meme più condivisi, l’immagine del tiratore turco diventato virale durante le passate Olimpiadi.
Il trend è diventato talmente popolare che persino account ufficiali di ambasciate, squadre di calcio, politici e perfino la Casa Bianca hanno partecipato, condividendo immagini personalizzate nello stile dello studio giapponese.
Il CEO di OpenAI, Sam Altman, non è rimasto immune al fascino del fenomeno e ha aggiornato la sua immagine del profilo su X con una versione in stile Ghibli.
Il successo del nuovo strumento, alimentato da GPT-4o, ha superato ogni aspettativa. Originariamente disponibile gratuitamente su ChatGPT, l’afflusso massiccio di utenti ha costretto OpenAI a limitarne l’accesso agli abbonati a pagamento.
Tuttavia, la possibilità di ricreare opere visivamente simili a quelle dello Studio Ghibli ha sollevato interrogativi sul diritto d’autore e l’etica. OpenAI ha già affrontato cause legali per l’uso di materiale protetto senza autorizzazione, tra cui una disputa con il New York Times e altre azioni legali da parte di artisti ed editori.
Alla domanda sull’eventuale violazione della proprietà intellettuale dello Studio Ghibli, OpenAI ha dichiarato che la piattaforma consente la riproduzione di stili di studio più generici, evitando però di replicare il lavoro di singoli artisti viventi. “Il nostro obiettivo è dare agli utenti la massima libertà creativa possibile”, ha affermato un portavoce.
Nonostante ciò, OpenAI sembra aver modificato le sue policy in seguito alle polemiche. Adesso, non è più possibile trasformare immagini reali in ritratti in stile Ghibli tramite ChatGPT. Se si tenta di farlo, appare un messaggio che segnala una restrizione di policy. Rimane, invece, la possibilità di generare da zero immagini ispirate allo stile dello Studio Ghibli.
Mentre i meme Ghibli continuano a spopolare, una parte del web si schiera in difesa dello Studio Ghibli, denunciando l’invasione dell’Intelligenza Artificiale nel mondo dell’arte. Uno dei post più condivisi mostra una scena di 4 secondi tratta dal film The Wind Rises (2013), con la didascalia: “L’animatore Eiji Yamamori impiegò un anno e tre mesi per realizzarla”.
Molti sostengono che nessun modello di intelligenza artificiale potrà mai replicare il cuore, l’anima e l’emozione racchiusi nei lavori degli artisti umani. “Non importa quanto buona sia la tua spazzatura, non sarai mai in grado di replicare Ghibli”, ha scritto un utente su X.
Hayao Miyazaki, leggendario fondatore dello Studio Ghibli, si era già espresso contro l’Intelligenza Artificiale nel 2016, definendola “un insulto alla vita stessa”. Un video che lo ritrae mentre critica aspramente l’uso dell’IA nel cinema è tornato virale negli ultimi giorni, alimentando il dibattito.
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