Manuela Murgia è stata trovata morta il 5 febbraio del 1995 nella gola di Tuvixeddu a Cagliari. Da allora sono passati quasi 30 anni, ma la sua famiglia non si da pace. E vuole sapere la verità.
Per questo il fratello e le sorelle Elisabetta, Anna e Gioele, ieri hanno partecipato alla puntata di Chi l'ha visto?.
Non è plausibile secondo la famiglia l’ipotesi che la ragazza si sia tolta la vita, e chiede che venga riaperto il caso.
Per avvalorare la tesi la famiglia Murgia si è rivolta a un pool di esperti: ne fanno parte la criminologa Maria Marras, l'avvocata Giulia Lai e lo studio legale di Bachisio Mele che ieri ha partecipato alla trasmissione di Rai Tre insieme ai familiari.
Il suo corpo era stato ritrovato grazie a una telefonata anonima. Chi è stato a fare quella telefonata? Con chi si è allontana da casa Manuela poche ore prima di essere stata ritrovata morta? Con chi aveva parlato al telefono prima di uscire? Una sua vicina di casa l’ha vista a bordo di un’auto guidata da un uomo. Chi è quell’uomo?
Tutte domande che si fanno i familiari di Manuela Murgia. Ma si chiedono anche dove abbia mangiato Manuela il semolino che è stato trovato nel suo corpo nel corso dell’autopsia, e ancora perché il suo portamonete è stato ritrovato a decine di distanza dal punto in cui è stato trovato il corpo.
Ma anche come sia possibile che non presentasse fratture e perché siano arrivate minacce telefoniche dopo il ritrovamento del cadavere. “Molte di minacce, fatte da persone che ci hanno invitato a lasciare perdere qualunque indagine e che ci hanno fatto capire che sapevano quando eravamo in casa e cosa stessimo facendo. In più, anche telefonate di sciacalli”, raccontano i familiari.
“Mi chiedo come mai non sia stato richiesto il tabulato delle chiamate in entrata alla famiglia Murgia. Una ragazza che si imbelletta prima di uscire non deve andare a suicidarsi, in quel posto, poi, è difficile. L’anonimo che ha chiamato il giorno dopo è chiaro che qualcosa la sa. Non si va in quei posti a passeggiare. Qualcuno ha già parlato”, dice l’avvocato Bachisio Mele, “altri parleranno”.
@Redazione Sintony News