Andare in spiaggia quest’estate costerà caro agli italiani. A dirlo è una recente indagine di Altroconsumo, che fotografa un aumento medio del 5% delle tariffe balneari, con punte che arrivano fino al 9% in alcune località e prezzi che possono raggiungere 354 euro a settimana per un ombrellone in prima fila.
Lo studio ha analizzato 213 stabilimenti balneari in dieci rinomate località italiane: Alassio, Lignano, Viareggio, Rimini, Senigallia, Anzio, Palinuro, Gallipoli, Alghero, Taormina e Giardini Naxos. I preventivi considerati fanno riferimento alla settimana clou dell’estate, dal 3 al 9 agosto, e includono il noleggio di un ombrellone e due sdraio o lettini.
In Sardegna, Alghero si distingue per essere tra le località con l’aumento più marcato: +9% rispetto all’estate 2024, assieme a Senigallia. Anche Palinuro e Gallipoli segnano aumenti significativi, rispettivamente del 7%.
I prezzi medi nelle prime quattro file di Alghero si attestano intorno ai 240 euro a settimana, mentre una postazione in prima fila arriva a costare fino a 251 euro. In cima alla classifica delle spiagge più care c’è ancora Alassio, dove il prezzo medio per una settimana in prima fila tocca i 354 euro, seguita da Gallipoli (316 euro) e Viareggio (217 euro).
La località più accessibile tra quelle monitorate si conferma Rimini, dove la settimana sotto l’ombrellone costa mediamente 150 euro, con un picco massimo di 166 euro per la prima fila.
Altroconsumo evidenzia che l’aumento delle tariffe balneari è ben superiore al tasso d’inflazione, fermo intorno al 2%. Dal 2021 ad oggi, il costo medio di una postazione in spiaggia è passato da 182 a 212 euro a settimana, con un rincaro complessivo del 17% in quattro anni.
Ma oltre al noleggio dell’ombrellone, i costi possono lievitare con i servizi aggiuntivi: l’uso delle docce, delle cabine, dei giochi da spiaggia e dei frigoriferi può far lievitare la spesa giornaliera fino a 55 euro al giorno per una sola postazione.
Con tariffe in costante crescita, la spiaggia libera resta una delle poche soluzioni accessibili per chi vuole contenere i costi delle vacanze estive. Tuttavia, trovare aree gratuite disponibili sta diventando sempre più difficile. Altroconsumo punta il dito contro la politica delle concessioni balneari a lungo termine, accusata di limitare la concorrenza e di restringere gli spazi pubblici a favore dei privati.
Per questo motivo l’associazione ha lanciato una petizione nazionale per chiedere una riforma delle concessioni balneari, raccogliendo già oltre 8.000 firme. La proposta prevede che le concessioni siano assegnate tramite bandi trasparenti che valorizzino la qualità e la sostenibilità dei servizi offerti e che il costo delle concessioni sia proporzionato al potenziale fatturato generato dagli stabilimenti.
@Redazione Sintony News