Il “Capo Tribù” torna a Uta, nel luogo dal quale proviene e dove, già mille anni prima di Cristo, probabilmente trovava posto in qualche casa per proteggere la famiglia che vi dimorava. A 174 anni dal suo ritrovamento, a Monte Arcosu, dunque la statuetta di bronzo trovata nel 1849, insieme ad altre sei sotto un masso, da un carpentiere di Uta.
Nell'ambito del progetto “Dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari verso casa”, per un'intera giornata a ottobre 2023 la più grande scultura nuragica in bronzo potrà dunque essere ammirata da cittadini e turisti al Municipio di piazza S'Olivariu. Resteranno in mostra invece per l'intero mese e sempre nella Sala Consiliare il Guerriero di Uta, la Donna e l'Arciere di Teti, il Guerriero di Padri e diverse altre figure ad altezza naturale, vestite con riproduzioni dell'abbigliamento delle donne e degli uomini nuragici, con tanto di mantelli, cappelli e armi.
Ad annunciarlo il sindaco Giacomo Porcu. “Sarà un mese di grande vivacità culturale su un tema molto caro ai tantissimi appassionati e no. Il fascino del periodo nuragico è fortissimo a Uta – spiega il Sindaco -, che può vantare tante testimonianze relative ai ritrovamenti avvenuti nel suo territorio, come i bronzetti o reperti archeologici. Il ritorno a casa del Capo Tribù realizza un desiderio fortissimo di tutta la Comunità, rincorso per anni. Grazie alla splendida collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari il sogno diverrà realtà. È un evento davvero raro perché sino ad ora si è spostato dal MAN solo per eventi straordinari e di caratura internazionale”.
“Siamo pronti ad accogliere il Capo Tribù e vivere tanti momenti di studio e confronto - ha rimarcato il primo cittadino - che vedranno interessate tutte le componenti sociali cittadine e i migliori esperti del settore. Crediamo nel valore del patrimonio culturale della nostra terra e ne vogliamo fare un motore trainante di crescita”.
Dello stesso avviso Andrea Onali, assessore alla Cultura. “Per tutto il mese di ottobre verrà inoltre esposta la mostra del Popolo di Bronzo, grazie alla collaborazione con la Città Metropolitana. A contorno sono in programma anche iniziative di approfondimento sui nostri siti archeologici, e visite guidate che coinvolgeranno le scuole. Abbiamo e stiamo lavorando da tanto tempo a questo evento -ha spiegato il titolare della Cultura -, felici di poter aiutare a sensibilizzare le nuove generazioni sulla conoscenza delle nostre radici”.
La vicenda del ritrovamento del gruppo di bronzetti di Monte Arcosu è abbastanza misteriosa e anche l’ipotetico sito archeologico (un santuario?) di riferimento rimane totalmente sconosciuto.
Il canonico Giovanni Spano, eminente studioso e archeologo sardo, nel Bullettino Archeologico Sardo racconta che nel 1849 un carpentiere di nome Francesco Pani, mentre tagliava legna in montagna per caso scoprì sotto una pietra sette statuette di bronzo e otto spade ugualmente di bronzo, mezzo sepolte dalla terra. La ricerca fu allargata anche alla zona circostante, ma senza trovare nessuna traccia né di edifici, né di sepolture, perché secondo lo Spano i bronzetti dovevano far parte di un corredo funerario.
Per le statuette e le spade di Monte Arcosu non conosciamo quindi il loro contesto originario, ma come aveva già compreso il canonico furono rimosse e nascoste nel luogo in cui poi furono scoperte.
Il gruppo di reperti è di eccezionale bellezza e valore, primo fra tutti spicca certamente il Capotribù, poi tutte le altre figure: un fromboliere, due lottatori raffigurati durante il combattimento, un arciere, un guerriero con scudo e spada, due oranti. Bellissima e ben conservata è anche la spada votiva con un animale trafitto. La datazione di questi bronzi è da far risalire all’età del Ferro tra il 10° e il 7° secolo avanti Cristo.
Redazione sintony.it