Il maggior numero di infarti gravi, quelli che non lasciano scampo, si verifica all'inizio della settimana e, soprattutto, di lunedì, in cui si registra un incremento del rischio del 13 percento. In passato alcuni studi, come quello effettuato da un team di ricerca dell’Università di Lund (Svezia), avevano dimostrato che durante la vigilia di Natale (intorno alle 22:00), si verificava il picco massimo degli attacchi di cuore dell'intero anno, un dato emerso dall'analisi di circa 300.000 infarti accaduti tra il 1998 e il 2013.
A decretare che il lunedì è il giorno peggiore per l'infarto grave, definito STEMI (acronimo di infarto del miocardio con sopra-slivellamento del segmento ST) è stato un team di ricerca irlandese capitanato da scienziati del Belfast Health and Social Care Trust e del Royal College of Surgeons, i quali hanno presentato il resoconto dei risultati presso la British Cardiovascular Society (BCS).
I ricercatori, seguendo fedelmente la guida del professor Jack Laffan, cardiologo presso l'istituto irlandese, sono arrivati a delle risposte, a seguito dell'indagine statistica sui dati di oltre 10.000 pazienti, tutti ricoverati in ospedale con un infarto STEMI tra il 2013 e il 2018. Inoltre, anche secondo i dati della British Heart Foundation (BHF), diretta dal professor Sir Nilesh Samani, ogni anno circa 30.000 persone vengono ricoverate nel Regno Unito per via di uno di questi inattesi eventi cardiovascolari, legati alla chiusura di una delle arterie coronarie.
Unendo i dati delle due ricerche, sui casi di infarto STEMI e la data del ricovero in ospedale, è stato determinato che il tasso principale di infarti si concentra all'inizio della settimana, con un incremento massimo di lunedì (+13 percento).
Il professor Laffan, al Daily Record, ha detto: “Abbiamo trovato una forte correlazione statistica tra l'inizio della settimana lavorativa e l'incidenza di STEMI. La causa è probabilmente multifattoriale, tuttavia, sulla base di quanto sappiamo da studi precedenti, è ragionevole presumere un elemento circadiano”.
I ritmi circadiani sono da ricondurre al nostro orologio biologico, al ciclo di sonno. Non solo si dorme meno, ma nel weekend spesso si tende a mangiare di più e male, con aumenti di grassi e zuccheri nel sangue e della pressione sanguigna, fattori che sono ancor più deleteri per un apparato cardiovascolare già delicato.
Di conseguenza, i cardiologi consigliano di adottare uno stile di vita più sano che possa prevenire questo genere di situazioni, visto e considerato che gli eventi cardiovascolari risultano, ad oggi, la prima causa di morte nei Paesi ricchi e industrializzati.
Alessandro Paolo Porrà