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4 Gennaio 2023

La Befana in Sardegna: i principali appuntamenti e le tradizioni nell'isola

Gli appuntamenti, le tradizioni e i principali piatti dell'enogastronomia in Sardegna per il giorno dell'Epifania

L'Epifania tutte le feste si porta via. Una frase tremenda soprattutto per i giovani studenti che si apprestavano a vivere l'ultimo giorno di festa prima del rientro a scuola. Anche in Sardegna la festa della Befana, in linea con quanto avviene nel resto d'Italia, è celebrata con l'arrivo di una vecchietta, del tutto simile a una strega, che che vola a cavallo di una scopa e, nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio, porta doni ai bambini. "Sa femmina eccia" o "sa baccucca eccia" sono gli epiteti più comuni con i quali i sardi si sono sempre riferiti a questo personaggio di fantasia. 

E gli eventi nell'isola dedicati a "sa femmina eccia" sono parecchi: in molti comuni sardi, come Oristano, Porto Torres, Iglesias o Assemini, per citarne solo alcuni, sono in programma dei momenti in cui la Befana porterà i dolciumi ai più piccoli. Anche definita "pasca nuntza" (con "pasca" che in sardo significa festa, mentre "nuntza" fa riferimento all’annuncio che i Re Magi diedero al mondo circa l’avvenuta nascita di Gesù), in alcune parti dell’isola, era diffusa la tradizione di andare casa per casa a chiedere le strenne

Riuniti in gruppo, bambini e ragazzi adolescenti bussavano alle porte del paese chiedendo il permesso di intonare il canto de “sos tres rese”. Dopo il canto, di solito, ricevevano in dono frutta secca, dolci e, talvolta, anche qualche moneta. Queste usanze vengono ancora oggi portate avanti nel nord Sardegna, soprattutto IttiredduOzieriBonnanaro e Alghero.

E la cucina? Non possono certo mancare le specialità enogastronomiche. Tuttavia, la scrittrice sarda Claudia Zedda, nel suo blog, specifica che in realtà sono poche le tradizioni che che attestano l’attaccamento della gente isolana alla festa dell’Epifania. Anche se non è mai mancata la classica calza della Befana, carica di dolciumi, per i bambini sardi.

L'autrice segnala l’usanza di impastare una focaccia di pane bianco a forma di corona la notte di Capodanno o di fine anno; il dolce si chiamava su kàpidu ‘e s’ànnu, o sas Fikkas e portava incisi 12 anellini affiancati a 12 soli (i mesi dell’anno) e 12 fori (forse le lune). Questo dolce si preparava nel Goceano, e nello specifico a Benetutti, e il giorno dell’Epifania veniva spezzato sul capo del bambino più piccolo dal capo famiglia.

La Zedda dà traccia anche di un’altra focaccia forata al centro chiamata pertusìta o pertupítta. La si impastava con il quantitativo di pasta che normalmente si usava per confezionare sette pani normali e la si decorava poi con diversi simboli (sos frunimèntos) che si riferivano alla vita ed al lavoro nei campi. Anche in questo caso veniva spezzata sul capo del figlio più piccolo del contadino.

Giunge notizia anche di un altro dolce che si preparava per il giorno dell'Epifania: un impasto nel quale si mescolavano una fava, un cece ed un fagiolo. Una volta servito in tavola, chiunque fosse riuscito a trovare uno dei tre legumi nella propria fetta sarebbe stato fortunato per tutto l’anno. Questo dolce è fortemente legato alla tradizione spagnola: il “Roscon de Reyes” è un pane tipico della Spagna, all’interno del quale si trova una fava. In quel caso, però, chi la trova ha però il compito di pagare il dolce per gli altri commensali.

@Redazione Sintony News