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Internet e tecnologia
3 Settembre 2021

Ecco come l’aspetto dei robot umanoidi influenza le decisioni degli esseri umani

Paura e diffidenza nei confronti dei robot ma anche interessanti spunti per applicare la robotica alla cura di malattie e assistenza a bambini e anziani.

È noto da tempo che il contatto visivo con un robot può essere un’esperienza inquietante. Gli scienziati hanno persino un nome per questa sensazione spiacevole: “Super Valley”. In attesa del robot di Tesla, grazie ai ricercatori in Italia, sappiamo come lo sguardo di un robot può indurci a pensare che stiamo interagendo socialmente e rallentare la nostra capacità di prendere decisioni. Lo rivela uno studio dell'Istituto Italiano di Tecnologia: "Lo sguardo di iCub rallenta i meccanismi del cervello". Si aprono nuove strade sulle future applicazioni delle macchine nella vita di tutti i giorni.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Lo studio è stato condotto con il “gioco del pollo”: due auto che percorrono la stessa strada, una contro l’altra. I piloti sono un uomo e iCub, un robot dalle sembianze umanoidi, e devono cercare di cambiare la propria rotta prima dell’altro evitando così lo scontro. Si tratta di una simulazione progettata dagli scienziati dell’istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Lo scopo è quello di valutare le reazioni di un essere umano in un contento decisionale critico quando entra in relazione con un robot.

I risultati dell’esperimento del team guidato da Agnieszka Wykowska, poi pubblicati sulla rivista Science Robotics, parlano chiaro: i 40 volontari, se entrati in contatto visivo con l’entità robotica, sono più lenti a compiere una scelta. “I nostri risultati – commenta la scienziata – indicano che lo sguardo di iCub ha dirottato i meccanismi socio-cognitivi del cervello umano”. Durante l’esperimento l’attività cerebrale di ciascun pilota è stata misurata tramite elettroencefalografia (EEG) e hanno dimostrato come “rispondesse come se stesse interagendo con un agente sociale”, cioè un altro essere umano. Per questo motivo si sono innescati processi mentali che lo hanno portato a ragionare sulla scelta da prendere e a pensare a un modo per anticipare il robot. Non solo freddi esecutori meccanici quindi, ma potranno “essere utili nell’assistenza agli anziani o nella cura dei bambini” continua Wykowska, la quale ricorda che iCub è già attivo per una “terapia sperimentale nel trattamento dell’autismo”.

 

@Moreno Pisano