
L'Osservatorio statistico dell'INPS sui lavoratori dipendenti del settore privato nel 2024 restituisce un quadro complesso del mercato del lavoro italiano. Con 17,7 milioni di lavoratori censiti, in aumento del 2% rispetto al 2023, la crescita occupazionale convive con profonde disparità retributive. La retribuzione media annua si attesta a 24.486 euro, in crescita del 3,4%, ma i numeri complessivi nascondono differenze abissali tra le categorie professionali e i settori economici.
La struttura salariale italiana è rigidamente verticale, con retribuzioni che cambiano drasticamente al crescere della qualifica: i dirigenti, pur rappresentando solo lo 0,8% del totale, percepiscono uno stipendio annuo medio di 163.643 euro, oltre sei volte superiore a quello di un operaio (€ 18.227) e circa undici volte superiore a quello di un apprendista (€ 14.610).

Gli Operai costituiscono la maggioranza dei lavoratori (56%), con una retribuzione media di 18.227 euro annui. La disuguaglianza retributiva è marcata anche tra i settori economici, evidenziando una forte concentrazione di ricchezza nei comparti ad alta specializzazione.
Il settore Alloggio e Ristorazione registra i salari medi più bassi, con appena 11.233 euro annui e solo 183 giornate retribuite, nonostante abbia trainato la crescita occupazionale con un aumento del 5,2% e 100.022 nuovi lavoratori.
Il 2024 conferma un netto divario salariale di genere, amplificato dalle diverse tipologie contrattuali: i lavoratori maschi (57% del totale) percepiscono una retribuzione media annua di 27.967 euro.

Le lavoratrici percepiscono in media 19.833 euro.
Il divario è di oltre 8.000 euro annui, pari a una differenza superiore al 29%.
Questo gap è strettamente collegato al part-time, che coinvolge il 49% delle donne contro il 21% degli uomini.
La combinazione di salari bassi e contratti part-time contribuisce al fenomeno del lavoro povero: il 46,1% dei dipendenti guadagna meno di 20.000 euro. Questa percentuale scende drasticamente al 27,1% se si considerano solo i lavoratori a tempo pieno.
Circa 758.699 lavoratori vivono di lavoro intermittente (aumento del 4,9%), con una media di soli 48 giorni di lavoro e una retribuzione media annua di 2.648 euro.
Anche i lavoratori in somministrazione (915.062 unità) hanno una retribuzione media bassa di 10.578 euro per 133 giornate di lavoro. In questo segmento, il divario di genere è ancora più marcato: gli uomini guadagnano 11.839 euro e le donne 8.889 euro.

L'occupazione e le retribuzioni seguono una chiara divisione territoriale, rispecchiando le differenze strutturali dei sistemi produttivi:
Al Nord-ovest (31,4% dei lavoratori): retribuzione media di 28.852 euro.
Nord-est (23,3% dei lavoratori): retribuzione media di 25.723 euro.
Mezzogiorno (17,2% dei lavoratori): retribuzioni medie più basse.
La dinamica occupazionale del 2024 è guidata principalmente da tre settori a basso reddito, che spiegano il 60% dell'aumento totale degli addetti: Alloggio e Ristorazione (+100.022 lavoratori), Commercio (+66.993) e Costruzioni (+38.196). Questa tendenza evidenzia una crescita del lavoro che è prevalentemente quantitativa e che non si traduce in un miglioramento diffuso della qualità dei redditi.
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