
Tempi di attesa record al pronto soccorso, cure per infarto poco tempestive e tassi di mortalità post-trauma tra i più alti d’Italia. È questo il quadro impietoso che emerge dalla quarta indagine nazionale condotta dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. La Sardegna, secondo il rapporto, risulta ultima in Italia per organizzazione complessiva delle reti assistenziali tempo-dipendenti, cioè quelle dedicate ai pazienti che necessitano di interventi rapidi come nei casi di infarto, ictus o trauma grave.
Nel 2023 gli accessi ai pronto soccorso dell’isola sono stati oltre 430mila. Il tempo medio di permanenza è di 205 minuti, quasi tre ore e mezza: il dato più alto d’Italia. A peggiorare il quadro, il tasso di abbandono del pronto soccorso, pari al 10,13%, segno di una crescente sfiducia dei cittadini nel sistema. Solo il 31% degli accessi urgenti si traduce in ricovero.

Secondo l’Agenas, questi numeri evidenziano una debolezza strutturale e organizzativa delle reti sanitarie regionali, che si riflette anche sulla qualità dell’assistenza clinica.
Il tasso di mortalità a 30 giorni dopo un trauma maggiore in Sardegna è “molto più alto della media nazionale”. Anche la mortalità a un giorno (5,9%) e a sette giorni (25,4%) restano tra le più elevate del Paese, rispetto a una media italiana del 15,1%. Un dato che richiama l’urgenza di potenziare i percorsi di emergenza e la disponibilità di centri specializzati.
Sul fronte della cardiologia d’urgenza, le criticità riguardano la tempestività dei trattamenti e la riabilitazione post-infarto. Nel 2023 si sono registrati 2.741 ricoveri per infarto miocardico acuto, 2.502 angioplastiche e 258 bypass. Tuttavia, i pazienti trattati con angioplastica entro 90 minuti dal ricovero — parametro fondamentale per la sopravvivenza — sono inferiori sia alla media nazionale che alla soglia minima fissata dal Ministero della Salute.

La mortalità da infarto a 30 giorni si attesta al 6,6%, rientrando negli standard accettabili, ma la riabilitazione cardiologica resta un punto dolente: solo il 4,32% dei pazienti vi accede, uno dei tassi più bassi d’Italia.
Segnali positivi arrivano dalla rete Ictus. La percentuale di pazienti trattati con trombectomia (7%) e trombolisi (14,8%) è in linea con gli standard nazionali ed europei. Tuttavia, solo il 23,15% dei pazienti ricoverati dopo un ictus viene poi indirizzato a un percorso riabilitativo.
La Sardegna dispone di tre stroke unit di primo livello con una media di 4 posti letto ciascuna, al di sotto dello standard ministeriale (6), e due stroke unit di secondo livello con una media di 9,5 posti, leggermente superiore alla media nazionale.
Il quadro complessivo della sanità sarda, secondo l’Agenas, resta indietro rispetto al resto del Paese. Ritardi organizzativi, carenze strutturali e scarsità di personale continuano a pesare sulla capacità di risposta delle strutture ospedaliere.
@Redazione Sintony News