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8 Ottobre 2025

Lazio, 600 mila euro per abbattere animali “rinselvatichiti”: bufera sulla delibera regionale

Una misura che ha sollevato fortissime polemiche, soprattutto da parte delle associazioni animaliste, che parlano apertamente di “strage annunciata” e di “fallimento istituzionale”

Sei­cento mila euro per catturare e uccidere animali domestici in libertà — mucche, capre, maiali, ma anche cani e gatti — ritenuti “rinselvatichiti”. È quanto prevede una delibera della Regione Lazio, approvata lo scorso giugno, che destina fondi ai Comuni per interventi di “controllo della fauna selvatica” con l’obiettivo dichiarato di limitare i danni all’agricoltura, tutelare la biodiversità e ridurre i rischi sanitari.

Una misura che ha sollevato fortissime polemiche, soprattutto da parte delle associazioni animaliste, che parlano apertamente di “strage annunciata” e di “fallimento istituzionale”.

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Secondo quanto riportato, quasi mezzo milione di euro sarà distribuito tra i Comuni che metteranno in campo gli interventi previsti dal piano. In particolare, Carpineto Romano e Montelanico hanno già ricevuto 120 mila euro per la “gestione e definitiva risoluzione della criticità” legata alla presenza di questi animali liberi.

Durissima la reazione della LAV (Lega Anti Vivisezione), che ha annunciato un ricorso al TAR per bloccare la delibera. “Oltre che sorprendente, appare anche alquanto grave che a stanziare soldi per catturare ed uccidere gli animali liberi sul territorio sia proprio la Regione – ha dichiarato Bianca Boldrini, responsabile LAV Area Animali Negli Allevamenti – che avrebbe invece il compito di vigilare e controllare, attraverso le ASL, la gestione degli animali da allevamento e il loro benessere. Questa attività di vigilanza evidentemente non è stata svolta adeguatamente e ora si vuole risolvere tutto con la violenza”.

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Anche ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) si schiera contro il provvedimento, puntando il dito contro la Regione: “Anziché regalare 600.000 euro a chi ucciderà gli animali ‘rinselvatichiti’, la Regione dovrebbe occuparsi del recupero della fauna selvatica ferita, che da anni viene ignorato e lasciato al volontariato. È una vergogna che si scelga la via più crudele e meno efficace, violando la legge nazionale 157/1992 e lo stesso articolo 9 della Costituzione, che tutela l’ambiente e gli animali”.

Le associazioni denunciano anche il rischio che le operazioni vengano affidate ai cacciatori, con conseguenze imprevedibili sulla fauna e sulla sicurezza pubblica.

Alla base della decisione, spiegano gli animalisti, c’è un problema di gestione cronico: molti degli animali “rinselvatichiti” provengono da allevamenti abbandonati, da pratiche di macellazione clandestina o da episodi di possesso irresponsabile. Una situazione che si è aggravata nel tempo per l’assenza di controlli efficaci da parte delle istituzioni locali e sanitarie.

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“Resta da chiedersi osserva ancora la LAV come si sia arrivati a numeri così elevati di bovini ed equidi liberi e perché la Regione non sia intervenuta prima per prevenire il fenomeno. Oggi si tenta di risolvere una crisi che è il frutto diretto di anni di incuria e scarico di responsabilità”.

Dietro la delibera, secondo molti osservatori, ci sarebbe anche la pressione del mondo agricolo e venatorio, che da tempo chiede interventi drastici per contenere i danni alle colture e agli allevamenti. Una scelta che però, denunciano le associazioni, ignora il principio di “One Health”, che unisce la tutela della salute umana, animale e ambientale, e si allontana da qualsiasi logica di gestione sostenibile e compassionevole.

 

 

 

@Redazione Sintony News