Si è chiuso martedì 7 ottobre, nel Tribunale di Sassari, con una condanna all’ergastolo, il processo nei confronti di Michele Fresi, accusato di aver ucciso il padre Giovanni Fresi, 58 anni, noto orefice di Arzachena, nel dicembre del 2023. Una vicenda che aveva sconvolto la comunità gallurese, sia per la brutalità del gesto sia per il contesto familiare in cui si era consumato.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nella notte del delitto il giovane – allora sotto l’effetto di varie sostanze stupefacenti – avrebbe colpito ripetutamente il padre con un bastone di legno, provocandogli lesioni fatali alla testa. Inutile ogni tentativo di soccorso: Giovanni Fresi morì poco dopo l’aggressione, nella sua abitazione.
Durante il processo, la difesa aveva insistito sullo stato psicologico dell’imputato, chiedendo di tener conto della sua alterazione mentale dovuta all’uso di droga. Ma il tribunale ha disatteso le richieste, ritenendo pienamente responsabile Michele Fresi dell’omicidio e confermando l’impianto accusatorio.
Oltre alla pena dell’ergastolo, il giudice ha disposto per l’imputato un risarcimento complessivo di oltre 380mila euro: 366mila euro alla sua ex compagna, 10mila euro alla giovane donna aggredita la stessa sera del delitto, 2mila euro ciascuno ai due carabinieri rimasti feriti durante il tentativo di fermarlo.
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