"Deve pagare. Sono io la prima a fargliela pagare". Non usa mezzi termini Nicolina Giagheddu, madre di Emanuele Ragnedda, il quarantunenne imprenditore che ha confessato di aver ucciso con alcuni colpi di pistola Cinzia Pinna, 33 anni, la notte tra l’11 e il 12 settembre a Castelsardo.
La donna, con la voce spezzata dal dolore, ha parlato davanti alla tenuta di Conca Entosa, nelle campagne tra Arzachena e Palau, il luogo dove il corpo della giovane è stato nascosto vicino a un albero, all’interno del terreno recintato. "Non si perdonano certe cose, non si possono perdonare. Sto piangendo prima per la famiglia di Cinzia e dopo per mio figlio", ha detto, aggiungendo con amarezza: "Una volta un bambino autistico che era venuto qui mi chiese se questo fosse il paradiso. Io gli risposi: “Tu credi sia il paradiso?”. Lui disse “sì”. Ebbene, mio figlio lo ha trasformato in un inferno. Allora si merita l’inferno".
Quella terra, racconta la madre, era il cuore della sua vita: "Conca Entosa è un pezzo del mio cuore. Era stata lasciata a me da mio padre e l’avevo trasferita a mio figlio perché potesse realizzare il suo progetto vitivinicolo. Ho creduto in lui, e in questo ho sbagliato. Ma non mi sento in colpa: gli ho sempre detto che il libero arbitrio non significa togliere una vita, uccidere una ragazza, un’anima".
Ieri pomeriggio la proprietà di Conca Entosa è stata teatro di un sopralluogo coordinato dalla pm Noemi Mancini e dal procuratore capo Gregorio Capasso, affiancati da un collegio di esperti: il medico legale Salvatore Lorenzoni, l’entomologa forense Valentina Bugelli e il tossicologo forense Silvio Chericoni. Con loro anche i consulenti delle parti.
Gli accertamenti puntano a chiarire se il corpo di Cinzia Pinna sia stato spostato dopo l’omicidio e a verificare alcuni dettagli legati agli arredi del casolare. Ogni elemento potrà essere determinante per ricostruire le ultime ore della vittima e le azioni compiute dall’imprenditore.
Tra lacrime e rabbia, Nicolina Giagheddu ha rivolto infine un pensiero ai familiari della giovane uccisa: "A loro posso solo chiedere perdono. Perdono per quello che è stato fatto, per il dolore che stanno vivendo. Io sono distrutta, ma niente potrà restituire loro ciò che hanno perso".
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