Si è aperta una delle pagine più dolorose e delicate della cronaca giudiziaria recente: quella del processo a Chiara Petrolini, 22 anni, accusata di aver ucciso i suoi due figli appena nati e di averne seppellito i corpi nel giardino della villetta di famiglia a Vignale di Traversetolo, in provincia di Parma.
L’udienza di oggi davanti alla Corte d’Assise di Parma è stata segnata da momenti di grande tensione e commozione. Quando è stata proiettata l'immagine del cadavere del secondogenito, Angelo Federico, trovata dai soccorritori del 118 il 9 agosto 2024, la giovane imputata ha chiesto di uscire dall’aula. La stessa reazione è stata avuta anche dall’ex compagno e padre dei bambini, Samuel Granelli, presente tra il pubblico.
La svolta nell’indagine è arrivata proprio nell’agosto dello scorso anno. Chiara Petrolini si trovava in vacanza con la famiglia negli Stati Uniti, quando i resti del piccolo Angelo Federico sono stati scoperti per caso nel giardino della villetta. Qualche settimana dopo, i carabinieri hanno trovato il corpo del primogenito, Domenico Matteo, nato nel maggio 2023, e sepolto sempre nella stessa area.
Le indagini hanno rivelato un dettaglio sconcertante: nessuno, né amici né familiari, sapeva delle due gravidanze. Nelle intercettazioni ambientali e telefoniche, Chiara Petrolini avrebbe prima negato, poi ammesso le proprie responsabilità, raccontando di non sapere come affrontare la situazione. «Ho spinto ed è venuto fuori», avrebbe detto, spiegando che il bimbo «era nato morto».
Dopo il momento di forte tensione, la 22enne è rientrata in aula per il conferimento dell’incarico di perizia psichiatrica alle dottoresse Marina Carla Verga e Laura Ghiringhelli, nominate dalla Corte. Le specialiste dovranno accertare la capacità di intendere e di volere di Chiara Petrolini all’epoca dei fatti e, se ritenuta incapace, la sua eventuale pericolosità sociale.
Le operazioni peritali cominceranno il 25 settembre alle ore 16:30. Le perite hanno chiesto 90 giorni di tempo per completare l’esame, che prevede colloqui diretti con la giovane – autorizzata a recarsi presso lo studio delle esperte – e l’analisi della documentazione clinica e processuale. Il loro parere sarà fondamentale per il proseguimento del processo, che tornerà in aula il 2 febbraio 2026, con l'audizione delle perite.
Commovente e lucida la testimonianza del maresciallo Carlo Salvatore Perri, tra i primi a intervenire sul posto. «Vidi questo corpicino…», ha detto trattenendo a stento le lacrime. «Essendo padre, in quel momento non sono stato bene». La scoperta del secondo cadavere, ha raccontato, è arrivata solo dopo l’avvio delle indagini.
Fondamentale anche la deposizione del tenente colonnello Domenico Sacchetti, comandante del nucleo investigativo di Parma. «La posizione del neonato, sul fianco sinistro con le manine sul volto, faceva pensare a un corpo adagiato con cura, non gettato via», ha spiegato, descrivendo anche la buca di sepoltura, larga 60x80 cm e profonda 24, nascosta tra siepi vicino alla scalinata dell’abitazione.
Sconcertanti anche i dettagli emersi sul completo isolamento della giovane. Nessuno — nemmeno i genitori con cui viveva — si era accorto delle due gravidanze. La madre aveva scambiato le perdite di sangue in taverna, dove Chiara dormiva d’estate, per mestruazioni. Anche il padre aveva escluso categoricamente la possibilità di una gravidanza. Le foto mostrate in aula la ritraevano poche settimane prima del parto: a un concerto, a una festa, con un abbigliamento che non lasciava intuire nulla.
«Tra amici e conoscenti», ha spiegato il colonnello Sacchetti, «tutti parlavano di uno stile di vita incompatibile con una gravidanza: alcol, fumo, marijuana». Nelle intercettazioni, Chiara ammetteva i fatti, descrivendosi come una ragazza spaesata, incapace di chiedere aiuto.
I due bambini, Angelo Federico e Domenico Matteo, sono oggi sepolti nel piccolo cimitero di Bannone, poco distante da Traversetolo. Sulla lapide una semplice scritta: “Per sempre nei nostri cuori”, circondata da due pupazzetti e due angioletti. Le tombe sono state benedette in forma privata nel marzo scorso. I nomi sono stati scelti dal padre, Samuel Granelli, che ha firmato anche gli atti di nascita e morte in tribunale. Anche Chiara ha partecipato al procedimento.
Per contenere l’afflusso di giornalisti e pubblico, il Tribunale di Parma ha istituito un sistema di accesso con numeretto, come alle poste. All’ingresso è stato ricordato più volte che non erano ammesse telecamere e che le foto erano consentite solo nei primi cinque minuti dell’udienza. Un segnale del forte impatto mediatico e sociale di questo processo, che ha lasciato attonita l’intera comunità.
Chiara Petrolini ha lasciato definitivamente l’aula dopo il conferimento della perizia, scortata dal padre, presente tra il pubblico. Dietro si è lasciata una Corte scossa, un paese incredulo e due tombe silenziose, che pongono domande profonde sulla solitudine, sulla maternità nascosta e su ciò che può accadere quando il dolore resta invisibile troppo a lungo.
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