Un episodio che lascia l’amaro in bocca e solleva un’ondata di indignazione arriva dalla Val di Fumo, in Trentino, dove una coppia di escursionisti in vacanza si è vista negare l’accesso a un rifugio alpino mentre fuori infuriava una violenta tempesta. Con loro c’era la loro cagnolina anziana, bagnata e tremante, alla quale il gestore della struttura ha rifiutato qualsiasi tipo di riparo.
Il fatto risale a Ferragosto. Una coppia stava rientrando verso Malga Bissina insieme al proprio cane di piccola taglia, quattordici anni e appena otto chili di peso. Sorpresi da pioggia, vento e grandine, hanno cercato protezione nel rifugio più vicino, pur sapendo che normalmente i cani non sono ammessi. Contavano però su un gesto di umanità: “Era solo questione di pochi minuti, giusto il tempo di asciugare e scaldare la nostra cagnolina che tremava di freddo”, ha raccontato l’escursionista.
La risposta del rifugista, però, è stata secca e senza possibilità di mediazione. Nemmeno quando i proprietari hanno chiesto di sostare nell’ingresso, si è aperto uno spiraglio: “Il cane non è mica un bambino”, sarebbe stata la replica, fredda e sprezzante.
Solo grazie all’aiuto di altri camminatori, che hanno offerto coperte e un fornelletto, l’animale ha potuto riprendersi. Un lieto fine che però non cancella la rabbia e lo sconcerto. “Mai ci saremmo aspettati un atteggiamento tanto insensibile da parte di chi gestisce un rifugio, luogo che per sua natura dovrebbe garantire protezione a chiunque sia in difficoltà”, ha scritto il turista in un post diventato virale sui social.
Numerosi utenti hanno condannato l’accaduto, denunciando la deriva di certe strutture che sembrano aver dimenticato la missione originaria dei rifugi: essere spazi di accoglienza e solidarietà, non semplici esercizi commerciali.
Il gestore del rifugio ha scelto di non rilasciare commenti, ma la vicenda ha attirato anche l’attenzione delle istituzioni. Il deputato trentino Andrea de Bertoldi (Lega) ha annunciato un’interrogazione parlamentare e la richiesta di chiarimenti alle autorità provinciali e nazionali: “Negare aiuto in simili circostanze non è solo contrario all’etica della montagna, ma può configurare comportamenti sanzionabili”.
Questo caso non riguarda soltanto una coppia e il loro cane: mette in discussione il senso stesso dell’accoglienza in montagna. Se un rifugio, nato per offrire riparo in condizioni avverse, non trova spazio nemmeno per un piccolo animale in difficoltà, allora qualcosa si è perso.
Gli amici a quattro zampe non sono “oggetti” o “ostacoli”, ma compagni di vita che meritano rispetto e tutela. La speranza è che da questa vicenda nasca una riflessione più ampia, perché la montagna non diventi un luogo ostile, ma resti un ambiente di solidarietà, dove umani e animali possano trovare protezione insieme.