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1 Settembre 2025

Marco Buttu, dal cuore della Barbagia ai ghiacci dell’Antartide

Marco Buttu, dal cuore della Barbagia ai ghiacci dell’Antartide: il ricercatore sardo che ha riscoperto sé stesso

Dalla Barbagia al continente di ghiaccio, con lo stesso spirito dei pastori che hanno imparato a resistere al silenzio delle montagne. La storia di Marco Buttu, ingegnere elettronico di Gavoi, è quella di un sardo che ha portato con sé il carattere della sua terra fino agli angoli più estremi del pianeta.

Buttu ha trascorso in totale 27 mesi in Antartide, distribuiti in tre missioni tra il 2018 e il 2024. Una vita sospesa in un luogo dove il termometro scende a -80°C, il Sole scompare per cento giorni consecutivi e gli unici compagni sono altri dodici ricercatori, lontani seicento chilometri da qualsiasi altra presenza umana.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Dal lago di Gusana al “Marte Bianco”

Abituato ai paesaggi del Gennargentu e ai silenzi del lago di Gusana, Marco ha trovato nell’Antartide un’estensione estrema di quella solitudine che conosceva già. Nel suo libro Marte Bianco racconta le difficoltà di vivere in un luogo che sembra un altro pianeta, tanto da ricordare la desolazione di The Martian: “Gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale sono più vicini alla civiltà di noi”, osserva con ironia.

Ma dietro le parole c’è la consapevolezza di una sfida che va oltre la scienza. Resistere all’assenza di colori, profumi e suoni significa imparare a convivere con sé stessi. Una lezione che forse solo chi è cresciuto in Barbagia, dove l’essenzialità è regola di vita, poteva affrontare con questa determinazione.

Il “whiteout”: quando tutto si perde nel bianco

Uno degli episodi più drammatici è quello del whiteout, la tempesta di neve e vento che annulla ogni punto di riferimento. “Mi allontanai di appena cinque metri dalla base per scattare delle foto e all’improvviso non vedevo più nulla”, racconta. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Convivenza estrema e forza interiore

Se il gelo mette a dura prova il corpo, è la convivenza a mettere alla prova la mente. Tredici mesi chiuso in una base con altre dodici persone: dinamiche umane che ricordano più un esperimento sociale che una missione scientifica. Non a caso, i dati raccolti dal gruppo vengono studiati dall’Agenzia Spaziale Europea, che vede in Concordia una simulazione delle missioni su Marte.

Eppure, anche qui riaffiora la sua sardità: la capacità di adattarsi, di trovare equilibrio, di non farsi piegare dalle difficoltà. Un tratto che accomuna i pastori della Barbagia e gli esploratori dei ghiacci.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Un viaggio che ti cambia

Marco Buttu non è più l’ingegnere che scriveva manuali tecnici, ma un uomo che ha imparato a raccontare il silenzio, la solitudine e la forza del limite. “Quando la tempesta sarà finita, non sarai più la stessa persona che vi è entrata”, scrive citando Murakami.

E forse è proprio questo il senso profondo della sua esperienza: portare un pezzo di Sardegna fino in Antartide e riportare a casa una consapevolezza nuova, quella di chi ha imparato che anche nel bianco assoluto si può ritrovare la propria identità.