Le ferie non sono solo un diritto irrinunciabile per la salute e il benessere dei lavoratori, ma possono trasformarsi anche in un indennizzo economico consistente per chi, al termine del rapporto di lavoro, non le ha mai potute godere. In alcuni casi si parla di risarcimenti fino a 50.000 euro, e per i dirigenti medici addirittura oltre i 70.000 euro.
Non si tratta però di un diritto automatico: per ottenerlo bisogna rispettare determinate condizioni e attivarsi nei tempi giusti.
Secondo i dati diffusi da Consulcesi & Partners, solo nella prima parte del 2025 i tribunali italiani hanno emesso 425 sentenze sul tema delle ferie non godute, di cui ben 412 a favore dei lavoratori. Gli indennizzi riconosciuti hanno già superato i 3 milioni di euro, senza contare le numerose transazioni stragiudiziali.
Il trend è chiaro: la giurisprudenza si sta consolidando nel riconoscere il diritto alla monetizzazione delle ferie non utilizzate, soprattutto nella Pubblica Amministrazione.
Il rimborso delle ferie non godute riguarda tutti i dipendenti pubblici (statali, regionali, comunali, sanitari, scolastici, ecc.) che abbiano interrotto il rapporto di lavoro per:
pensionamento,
dimissioni,
trasferimento,
licenziamento.
L’unica condizione è che le ferie non siano state utilizzate per cause non dipendenti dalla volontà del lavoratore. Non serve dimostrare di averle chieste o che siano state negate: secondo la Corte di Cassazione (sentenza n. 5496/2025)l’onere della prova è sempre a carico del datore di lavoro, che deve dimostrare di aver messo il dipendente nelle condizioni di usufruirne.
Anche chi ricopre ruoli dirigenziali non perde questo diritto: la Cassazione (sentenza n. 9877/2024) ha chiarito che l’autonomia gestionale non esclude l’indennizzo.
Il principio trova conferma anche a livello europeo. La direttiva 2003/88/Ce stabilisce che il diritto alle ferie retribuite è fondamentale e irrinunciabile. La monetizzazione è ammessa solo alla cessazione del rapporto di lavoro e non può essere limitata da leggi nazionali. La Corte di Giustizia UE ha ribadito il concetto nel 2024 con due sentenze (C-218/22 e C-699/22), rafforzando la tutela per i lavoratori pubblici.
L’indennizzo viene calcolato sulla base del numero di giornate residue e della retribuzione giornaliera, comprensiva di tutte le voci accessorie. Alcuni esempi recenti:
72.000 euro riconosciuti a dirigenti medici,
50.000 euro per funzionari pubblici,
oltre 12.000 euro per docenti precari.
Per far valere il proprio diritto è fondamentale:
conservare documentazione relativa al rapporto di lavoro (buste paga, cedolini ferie, contratti);
rivolgersi a un legale o a un sindacato per valutare il ricorso;
agire prima della prescrizione (che varia a seconda dei casi).
“La giurisprudenza si sta ormai consolidando nel riconoscere il diritto alla monetizzazione delle ferie non godute – spiega Bruno Borin, responsabile del network legale Consulcesi Partners – è fondamentale che i lavoratori della Pubblica Amministrazione siano informati e non rinuncino a far valere questo diritto”.