Nel primo anniversario della scomparsa di Michela Murgia, Roberto Saviano affida ai social un pensiero intenso e doloroso, un flusso di parole che è insieme ricordo, rabbia e nostalgia.
“Mi avevano assicurato fosse una cura, lo scorrere del tempo”, scrive lo scrittore, raccontando come gli avessero detto che i giorni avrebbero lenito la ferita, portato accettazione, persino un’abitudine all’assenza. Ma per Saviano questa promessa si è rivelata una “truffa”: “Non c’è abitudine. Non ho accettato nulla”.
Il ricordo si trasforma in desiderio concreto, quasi fisico, di rivederla: “Voglio che si apra una porta, ora, e che tu possa entrare in stanza come si ritorna da un viaggio”. Nelle sue parole c’è il rifiuto delle commemorazioni e dei ricordi formali, sostituiti dalla necessità viva di gesti e sensazioni reali: il suono dei passi, l’odore della pelle, la voce che riempie un giardino che Michela ha potuto godere “per un solo giorno”.
Saviano non nasconde il peso della perdita: “Se non torni oggi, non mi importa di ricordare niente… e che schifo, la morte che ti ha portata via. Amen”.
Michela Murgia, scrittrice, intellettuale e attivista, è scomparsa il 10 agosto 2023 a 51 anni, lasciando un vuoto profondo nel panorama culturale e civile italiano. Le parole di Saviano ne restituiscono l’impatto personale e l’assenza che, per chi l’ha conosciuta e amata, resta impossibile da colmare.
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