Dopo tredici mesi consecutivi di temperature globali da record, luglio 2025 interrompe la serie, ma solo parzialmente: secondo i dati diffusi da Copernicus, il servizio europeo di monitoraggio climatico, è stato il terzo luglio più caldo mai registrato nella storia. Solo luglio 2023 e 2024 lo superano per calore globale medio.
Una notizia che, letta senza il giusto contesto, potrebbe sembrare positiva. Ma per gli esperti, si tratta di una fluttuazione naturale all’interno di un trend climatico ormai consolidato e sempre più allarmante: “Non è un segnale di inversione di tendenza – spiegano i climatologi – ma solo una pausa nel respiro del riscaldamento globale”.
Secondo le elaborazioni di Copernicus, basate su rilevazioni satellitari e modelli climatici avanzati, la temperatura globale è già salita di oltre 1,5°C rispetto all’era preindustriale, una soglia critica fissata dagli accordi internazionali sul clima.
Nonostante l’assenza del record assoluto, luglio 2025 è stato tutt’altro che tranquillo: ondate di calore nel Golfo Persico con punte vicine ai 50°C, piogge torrenziali in Cina e Pakistan che hanno provocato centinaia di vittime e devastazioni, sono solo alcuni degli esempi degli eventi estremi che hanno caratterizzato il mese. Fenomeni che – sottolineano gli scienziati – sono amplificati proprio dal cambiamento climatico, che ne accresce la frequenza e la violenza.
Il messaggio che arriva dalla comunità scientifica è chiaro: non bisogna lasciarsi ingannare da una temporanea attenuazione del caldo record. Il trend climatico resta in ascesa e il 2025 potrebbe comunque concludersi tra gli anni più caldi di sempre.
“Un singolo mese meno caldo non cambia la traiettoria globale”, avvertono gli esperti di Copernicus. “La crisi climatica avanza e i suoi impatti su ecosistemi, salute, agricoltura ed economia si fanno sempre più evidenti”.
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