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14 Luglio 2025

Omicidio di Garlasco, il Dna nella bocca di Chiara Poggi è di un uomo "sconosciuto"

I nuovi esami sul tampone orofaringeo confermano un profilo genetico non attribuito: esclusi Stasi e Sempio. Ora si indaga su una possibile contaminazione o su una pista alternativa

Un nuovo elemento riaccende i riflettori sull’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007 nella sua abitazione di Garlasco, in provincia di Pavia. A 17 anni di distanza dal delitto, e a 9 dalla condanna definitiva di Alberto Stasi, i risultati del controesame disposto dalla giudice Daniela Garlaschelli sul tampone orofaringeo eseguito sul corpo della vittima rimettono tutto in discussione: nella bocca di Chiara c’è il Dna di un uomo non identificato, estraneo sia all’imputato condannato che ad altri soggetti noti nell’indagine.

Le analisi sono state affidate alla genetista della polizia scientifica Denise Albani, che ha confermato la presenza di un profilo genetico maschile non attribuito.

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La perita ha escluso che possa trattarsi di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio, o di Andrea Sempio, amico di Chiara e in passato finito nel registro degli indagati per concorso. Anche altri soggetti noti alle indagini sono stati esclusi.

Tuttavia, l’esame – parte di un incidente probatorio – non ha previsto un confronto diretto con nuovi sospettati, ma si è limitato a escludere i profili di chi ha partecipato all'autopsia o ai sopralluoghi nel 2007. Ed è proprio in quell’ambito che emerge un ulteriore dettaglio inquietante: uno dei cinque campioni analizzati risultava contaminato, contenendo tracce del Dna dell’assistente del medico legale Marco Ballardini.

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A questo punto si apre un bivio: quel profilo genetico non attribuito è la traccia di un errore forense o appartiene realmente all’assassino di Chiara? Per rispondere, sarà fondamentale capire come è stato eseguito il prelievo e quali strumenti sono stati utilizzati. Secondo quanto emerso, Ballardini avrebbe effettuato il prelievo non con un tampone sterile, ma con una garza non sterile, aumentando di fatto il rischio di contaminazioni.

Denise Albani ha chiesto chiarimenti al medico legale per ricostruire con esattezza le condizioni dell’esame autoptico: chi era presente in sala, quali strumenti sono stati usati e come è stata gestita la procedura. Solo chiarendo questi punti sarà possibile stabilire con certezza se quel Dna sia il frutto di un’imperizia o un segnale mai decifrato del vero colpevole.

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Alla luce di questi nuovi elementi, la Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, insieme ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, è ora chiamata a valutare se riaprire le indagini o approfondire la pista della contaminazione. In entrambi i casi, il colpo di scena riapre ferite mai chiuse e riaccende dubbi su una vicenda giudiziaria tra le più discusse della cronaca italiana degli ultimi decenni.

Un solo dato è certo: il caso Garlasco, dopo 17 anni, non smette di fare rumore. E ora il Dna "sconosciuto" diventa un nuovo enigma da decifrare.

 

 

@Redazione Sintony News