Martedì 20 maggio, in prima serata su Italia 1, il programma Le Iene ha mandato in onda un servizio a firma di Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese che ha riacceso i riflettori sul caso dell’omicidio di Chiara Poggi, la 26enne uccisa a Garlasco nel 2007. Dopo 18 anni, l'inchiesta è stata riaperta e ha già messo sotto indagine Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Il servizio ha rivelato testimonianze inedite e audio mai diffusi prima, capaci di rimettere in discussione una verità giudiziaria già definita con la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere.
Il servizio ha dato voce a un testimone mai ascoltato prima, indicato con il nome fittizio di Carlo, che racconta di un episodio avvenuto poco dopo il delitto. L’uomo riferisce di aver incontrato in ospedale una donna di Tromello, vicina di casa della nonna delle gemelle Paola e Stefania Cappa, cugine della vittima. Questa donna gli avrebbe raccontato di aver visto Stefania Cappa agitata, mentre entrava in una vecchia casa con un borsone pesante. Subito dopo, si sarebbe udito il rumore di qualcosa lanciato in un fosso.
“Stefania era nel panico”, ribadisce Carlo, precisando anche che, a differenza di quanto riportato in passato, non aveva mai parlato di un alare da camino come possibile oggetto nascosto. A colpirlo sarebbe stata soprattutto l’insolita presenza delle gemelle in quel luogo, dove nessuno le aveva mai viste prima. Il testimone sostiene di aver annotato tutto su taccuini, rimasti conservati fino ad oggi, e punta il dito contro una mancata volontà di ascoltare ai tempi delle prime indagini.
Nel servizio sono state trasmesse anche telefonate riservate tra la madre di Andrea Sempio e l’inviato De Giuseppe, risalenti a prima che l’indagine sul figlio diventasse pubblica. La donna si era rivolta alla redazione per difendere Andrea, esprimendo dubbi sull’operato della procura e accuse all’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che secondo lei avrebbe fatto arrivare informazioni riservate al difensore di Sempio.
La madre del nuovo indagato ha raccontato anche dell’esistenza di una testimone rimasta in silenzio, che avrebbe assistito a un violento litigio tra Chiara e una cugina il giorno prima dell’omicidio, episodio mai riportato alle forze dell’ordine. Nelle sue parole, emerge un clima di diffidenza verso la verità giudiziaria: “In paese, in pochi credono davvero che Alberto sia l’assassino”.
A infiammare ulteriormente il caso, anche gli audio e i messaggi inviati da Paola Cappa, cugina della vittima, a un ex amico che ha consegnato il materiale alla trasmissione. In particolare, è circolata nei giorni scorsi la notizia di un SMS con la frase: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”, ma quella frase non risulta nei materiali verificati da Le Iene.
Nei vocali effettivamente trasmessi, Paola parla del caso con toni allusivi e controversi. In uno di questi dice:
“Guarda io non ho mai aperto bocca, però arriverà il giorno che la apro. Voglio essere pagata fior di milioni… però dirò tutto, tutto, tutto, tutto”.
In un altro, riferendosi a un’eventuale convocazione in procura, afferma: “Tacco 12 sempre e quel cappotto lungo nero da 1.400 euro”.
L’inchiesta, ora nelle mani dei pm Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, si arricchisce di nuovi dettagli. La pista seguita dagli inquirenti ipotizza più persone sulla scena del delitto e si fonda su una rinnovata attività investigativa, culminata nelle recenti perquisizioni a sorpresa a Voghera, Garlasco e Tromello.
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