Graziano Mesina, l’ex primula rossa del banditismo sardo, è stato scarcerato. Il tribunale di sorveglianza di Milano ha accolto l’istanza di differimento della pena per gravi motivi di salute, presentata ieri dalle sue legali Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier. Lo ha reso noto una delle due avvocate, annunciando che Mesina si trova ora in detenzione ospedaliera presso il reparto di P.P. dell’ospedale San Paolo di Milano.
La decisione arriva a fronte del gravissimo quadro clinico dell’82enne, detenuto da due anni nel carcere di Opera. "Gli è stata diagnosticata una patologia oncologica in fase terminale, ormai diffusa e incurabile", avevano fatto sapere ieri le legali.
La scarcerazione, disposta in base all’articolo 147 del codice penale che consente il differimento dell’esecuzione della pena per motivi di salute, ha suscitato comprensibile attenzione, vista la figura storica e controversa di Mesina.
Nato a Orgosolo nel 1942, Mesina è stato per decenni un’icona del banditismo sardo, protagonista di numerose evasioni, arresti e condanne. Diventato noto a livello nazionale negli anni ’60, fu al centro di decine di casi giudiziari legati a sequestri di persona e traffico di armi. Nonostante una breve stagione da uomo "redento" dopo la grazia ottenuta nel 2004, è poi tornato al centro delle cronache giudiziarie con una nuova condanna per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga.
Nonostante la scarcerazione, Mesina non è un uomo libero: si trova infatti in regime di detenzione ospedaliera, condizione che consente il monitoraggio continuo da parte delle autorità. L’attenzione resta alta anche per le implicazioni giuridiche legate alla sua lunga e complessa vicenda penale.
Per molti Mesina è stato il simbolo di un’epoca dura e feroce della Sardegna, tra faide, sequestri e silenzi omertosi. Per altri, una figura mitizzata oltre misura.
@Redazione Sintony News