La Sardegna si conferma la regione italiana con il più basso tasso di natalità nel 2024, con una media di 0,91 figli per donna, e con il minor numero di under 15, ormai scesi sotto il 10% della popolazione totale.
Un trend negativo che si accompagna a una perdita costante di residenti (-5,8 per mille) e a un calo della speranza di vita (-1,7%).
Il quadro, delineato dall’ultimo rapporto Istat e rilanciato dalle Acli regionali, evidenzia una situazione sempre più critica, con un progressivo spopolamento che colpisce soprattutto i giovani e la popolazione in età lavorativa.
L’emorragia demografica è paragonabile alla scomparsa di interi centri abitati. Lo sottolinea Mauro Carta, presidente delle Acli Sardegna, che evidenzia come nel biennio 2023-2024 la popolazione isolana abbia perso l’equivalente degli abitanti di Dorgali e, nell’ultimo anno, quelli di Macomer.
Vent’anni fa la Sardegna era al 13° posto in Italia per percentuale di giovani, oggi è ultima e il numero dei decessi è più del doppio rispetto alle nuove nascite. Calano anche i lavoratori: la popolazione attiva, essenziale per sostenere il welfare, continua a ridursi. E sono 132 comuni sotto i 1.000 abitanti: la desertificazione dei piccoli centri è ormai una realtà diffusa. L’unico dato positivo è il saldo migratorio con l’estero, ma non è sufficiente a compensare le perdite dovute alla bassa natalità e alla continua emigrazione dei giovani.
Per contrastare la crisi demografica e socio-economica, le Acli Sardegna propongono una strategia di lungo periodo basata su quattro pilastri come la lotta al lavoro povero: l’aumento dei salari, soprattutto nei settori della sanità e dei servizi pubblici, è fondamentale per evitare la fuga dei giovani e incentivare la natalità.
L’innovazione tecnologica: la Sardegna deve diventare più competitiva nel settore dell’intelligenza artificiale e della ricerca avanzata. Il progetto dell’Einstein Telescope è un'opportunità, ma servono interventi immediati.
E ancora: la riduzione della dispersione scolastica (l’assenza di un sistema stabile di formazione professionale sta generando una percentuale troppo alta di giovani esclusi dal mondo del lavoro) e gli investimenti nella cura della persona (con una popolazione sempre più anziana, il settore dell’assistenza diventerà cruciale. La Sardegna deve formare professionisti locali e attrarre nuove famiglie dall’estero).
@Redazione Sintony News