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21 Marzo 2025

Crisi delle uova negli Stati Uniti: prezzi alle stelle e richiesta di aiuto all'Italia

Si tratta di una vera crisi per gli USA, tra i maggiori consumatori di uova al mondo con una media di 272 unità pro capite all'anno

Negli Stati Uniti è emergenza uova: l'epidemia di influenza aviaria scoppiata il 17 marzo in un allevamento di polli del Mississippi ha avuto un impatto devastante sul mercato, facendo lievitare i prezzi del prodotto in maniera esorbitante. Attualmente, una confezione da 12 uova costa 8 dollari, mentre fino al mese scorso il prezzo era di 4,95 dollari. Un aumento vertiginoso se si considera che nel gennaio del 2021 lo stesso prodotto costava appena 1,47 dollari.

Si tratta di una vera crisi per gli USA, tra i maggiori consumatori di uova al mondo con una media di 272 unità pro capite all'anno. La situazione ha spinto l'ambasciatore americano a chiedere aiuto all'Europa, con particolare attenzione a Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, regioni italiane strategiche per la produzione avicola.

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La richiesta d'aiuto ha ricevuto una risposta prudente da parte di Gian Luca Bagnara, presidente nazionale di Assoavi e rappresentante del settore uova e pollame del Copa-Cogeca a Bruxelles. "A fronte di perdite per aviaria che superano di tre volte la produzione italiana, abbiamo risposto che avremmo avviato un monitoraggio per valutare la possibilità di supportare gli Stati Uniti garantendo comunque gli impegni presi con il nostro mercato", ha dichiarato Bagnara.

Michele Barbetta, presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto, ha sottolineato però le difficoltà dell'Italia nel soddisfare le richieste americane. "Dall'autunno sono state abbattute 4 milioni di galline ovaiole su un totale di 41 milioni, con un impatto significativo sulla produzione, soprattutto in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Questo ha portato a una perdita di 1,4 miliardi di uova su un totale annuo di 14 miliardi".

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Barbetta ha quindi evidenziato come anche l'Italia sia stata colpita dall'epidemia e che gli imprenditori agricoli italiani, pur essendo aperti al confronto, abbiano difficoltà nel garantire un rifornimento costante agli Stati Uniti.

Diversamente dall'Italia, la Svezia ha risposto in maniera netta alla richiesta americana. Hakan Burlin, amministratore delegato di Stjärnägg, una delle maggiori aziende produttrici di uova in Svezia, ha dichiarato di non essere interessato a vendere il prodotto agli Stati Uniti.

"Abbiamo bisogno delle uova per i nostri clienti attuali e molti consumatori svedesi sono contrari all'esportazione negli USA per ragioni politiche", ha affermato Burlin. Inoltre, la Svezia ha già rapporti commerciali consolidati con altri paesi attualmente in crisi di approvvigionamento, tra cui Norvegia e Regno Unito, rendendo difficile ampliare ulteriormente le esportazioni. "Se alcuni produttori avessero uova in surplus potrebbe essere un'opportunità, ma non è il nostro caso. Dobbiamo garantire prima i nostri clienti regolari", ha concluso l'amministratore delegato.

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Con una domanda in aumento e un'offerta ridotta, i prezzi continueranno probabilmente a rimanere elevati nel breve termine. L'Italia si trova in una posizione complessa: da un lato, la volontà di supportare un partner commerciale importante come gli Stati Uniti; dall'altro, la necessità di garantire il proprio fabbisogno interno. 

 

 

 

@Redazione Sintony News