Una disputa per un'eredità familiare ha portato alla luce un vero e proprio tesoro archeologico a Roma. Tra i beni lasciati dai genitori, infatti, si nascondevano ben 23 reperti di inestimabile valore, risalenti all'epoca romana e al Rinascimento italiano. Statue, lastre marmoree ed epigrafi funerarie: un patrimonio inestimabile che ha spinto la Soprintendenza speciale di Roma a definire i reperti "autentici e datati sia ad età imperiale romana che al XV-XVI secolo dopo Cristo".

La vicenda è venuta alla luce grazie a un esposto presentato dal fratello della proprietaria di casa, che sosteneva di essere comproprietario dell'appartamento. Una perquisizione disposta dai pm ha portato al rinvenimento dei reperti, che hanno immediatamente catturato l'attenzione degli archeologi.

Secondo gli esperti, i reperti di epoca romana potrebbero provenire da scavi archeologici o da monumenti funerari. Le epigrafi, in particolare, risultano inedite e non censite nelle principali banche dati. I reperti rinascimentali, invece, sembrerebbero essere stati asportati illegalmente dalla loro collocazione originaria, senza le necessarie autorizzazioni.

Al termine delle prime valutazioni, 13 dei 23 reperti sono stati affidati alla Soprintendenza speciale di Roma per un'analisi più approfondita e per l'eventuale restauro. Gli altri dieci reperti, invece, sono momentaneamente rimasti nella loro sede originaria in quanto giudicati difficilmente trasportabili o murati e quindi non facilmente estraibili. Tra questi ultimi, una statua maschile in marmo risalente al XVI secolo, probabilmente parte di una fontana, la cui presenza al quinto piano del palazzo lascia aperta la domanda su come sia stata trasportata fin lì senza destare sospetti.

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