News

Attualità
3 Marzo 2024

Istat, 38mila donne hanno preso parte a un percorso antiviolenza nel 2022

Un rapporto dell'Istat evidenzia la necessità di interventi mirati per l'inserimento lavorativo delle vittime di violenza di genere in Italia

In Italia, la violenza di genere continua a rappresentare una sfida significativa, con migliaia di donne che cercano rifugio e assistenza presso centri antiviolenza ogni anno. Tuttavia, un nuovo rapporto dell'Istat (Istituto nazionale di statistica) mette in luce una particolare area di intervento cruciale: l'inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza. 

Secondo i dati presentati durante un'audizione alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, circa 38.000 donne si sono rivolte a servizi specializzati antiviolenza o sono ospiti di strutture residenziali nel corso dell'anno. Queste donne potrebbero beneficiare degli interventi volti a promuovere il loro inserimento nel mercato del lavoro e il conseguimento dell'autonomia economica. 

Nel dettaglio, nel 2022, più di 60.700 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza (Cav), con 36.400 di loro attualmente non occupate e quindi potenziali candidate ai benefici previsti dalle proposte di legge sull'inserimento lavorativo per le vittime di violenza di genere. Inoltre, altre 1.500 donne ospitate in strutture specializzate e case rifugio sono state individuate come potenziali beneficiarie di tali programmi. 

È importante sottolineare che queste stime rappresentano solo la punta dell'iceberg, dato che il fenomeno della violenza di genere è spesso sottostimato e molte vittime potrebbero non essere contabilizzate nei dati disponibili

Le radici sociali, culturali e giuridiche della violenza di genere | Il Bo  Live UniPD

Il rapporto dell'Istat fornisce un quadro dettagliato delle caratteristiche delle donne che intraprendono un percorso di uscita dalla violenza. Tra queste, emerge che la maggioranza ha tra i 40 e i 49 anni, ma sono presenti donne di tutte le età, comprese giovani e anziane. Inoltre, una percentuale significativa è di nazionalità straniera, sottolineando la necessità di affrontare il problema della violenza di genere in modo inclusivo e interculturale. 

Un aspetto cruciale emerso dal rapporto è la correlazione tra violenza di genere e situazioni di fragilità sociale ed economica. Molte donne coinvolte nei programmi di uscita dalla violenza affrontano dipendenze, gravi problemi debitori o hanno precedenti penali.  

Tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 66,7% ha subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% ha subito uno stupro o tentato stupro; a queste si aggiunge il 14,4% che ha subito altre tipologie di violenze sessuali quali, per esempio, molestie sessuali, molestie online, revenge porn, costrizioni ad attività sessuali umilianti e/o degradanti. Molto diffusa, spiega l’Istat, è la violenza psicologica, che viene subita da quasi 9 donne su 10 spesso in concomitanza con altre forme di violenza. 

Conseguenze psichiche del maltrattamento prolungato all'interno della  coppia – Studio di Riabilitazione Psichiatrica Torino

Infine, il rapporto sottolinea che la maggior parte delle violenze è perpetrata da un solo autore, spesso il partner o l'ex partner della vittima. Nel 40,2% dei casi (10.515 casi) queste donne subiscono violenza economica, come per esempio l’impossibilità di usare il proprio reddito, non conoscere l’ammontare del denaro disponibile in famiglia o essere escluse dalle decisioni su come gestire il denaro familiare.  

In conclusione, il rapporto dell'Istat offre uno sguardo dettagliato sulla complessità della violenza di genere in Italia e sottolinea l'importanza di interventi mirati per sostenere le donne vittime di violenza nel loro percorso di uscita dalla violenza e di inserimento nel mercato del lavoro, contribuendo così al loro raggiungimento dell'autonomia e dell'indipendenza economica

 

Marta Rachele Pusceddu