Il Tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria per la Alviero Martini Spa, coinvolta in un'inchiesta che ha rivelato una "connessione" tra il "mondo del di Lusso" e laboratori cinesi, miranti all'abbattimento dei costi e alla massimizzazione dei profitti, violando norme giuslavoristiche.
Nonostante la società e i suoi rappresentanti non siano indagati, l’azienda è accusata di non aver previsto l'abuso lavorativo lungo la propria filiera di appalti.
L'indagine, condotta dal Nucleo ispettorato lavoro dei carabinieri, ha controllato 8 opifici risultati irregolari, con 197 lavoratori identificati, di cui 37 impiegati in nero. Le condizioni di lavoro includevano paghe sotto soglia, orari non conformi, ambienti insalubri e dormitori abusivi.
Più di 10 imprenditori cinesi sono stati denunciati per caporalato, mentre 37 persone risultano non in regola con documenti e permessi di soggiorno. Sono state emesse ammende per oltre 153mila euro e sanzioni amministrative per 150mila euro. Sei aziende hanno subito la sospensione dell'attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e lavoro nero.
Il Tribunale di Milano ha nominato commissari della società il dottor Marco Mistò e l'avvocato Ilaria Ramoni, incaricati di analizzare la filiera produttiva e rimuovere situazioni di caporalato.
La Alviero Martini Spa ha risposto tramite un comunicato stampa, affermando di essersi messa a disposizione delle autorità e di non essere indagata. La società si impegna a garantire il rispetto delle norme in materia di tutela del lavoro e a intervenire contro attività illecite nella filiera produttiva, ribadendo l'impegno per il rispetto dei valori aziendali e la tutela dei lavoratori.
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