È stato il Giappone a creare il primo set di emoji, era il 1997 e da quel momento in poi usarle è diventata una routine. Con il passare del tempo sono cambiate, si sono moltiplicate e hanno assunto significati diversi a seconda dell’età di chi le usa e dal modo in cui sono interpretate.
La Gen-Z, ovvero tutti i giovani nati fra il 1997 e il 2012 utilizza le emoji non solo per esprimere il proprio stato d’animo, ma per trasmettere interi concetti. Tramite le emoction si può far comprendere ciò che si pensa e le sensazioni provate. Vengono utilizzate in modo diverso con il cambiare della fascia d’età.
Esistono diverse faccine che la Gen Z adopera in situazioni particolari, un esempio è l’emoji del teschio. Quest’ultima non viene utilizzata solo a carnevale o ad Hallowen, ma è anche un modo per dire a qualcuno che fa morir dal ridere. Inoltre, anche per commentare qualcosa che giudicano imbarazzante.
L’emoji del pagliaccio tende ad essere utilizzata dai Millennials - coloro che sono nati tra l’inizio degli anni ottanta e la metà degli anni novanta o ai primi degli anni duemila - rifacendosi al circo. Al contrario, dalla Gen Z porta il significato di derisione, insomma se la ricevi non è un buon segno.
L’emoji degli occhi, può essere intesa in vari modi come sguardo circospetto, sospettoso, per la Gen Z indica invece massima attenzione: si è prontissimi ad ascoltare una notizia/un gossip.
La faccina che mostra il sorriso mentre scende una lacrima, può essere spiegata con la fatidica frase “Mai ‘na gioia”. Solitamente si risponde con questa emoji quando succede un qualcosa di sfortunato o che fa arrabbiare, ma interpreta la voglia di voler affrontare la situazione di tristezza con il giusto spirito.
L’emoji che piange non viene mai usata dalla Gen Z per trasmettere una vero momento in cui si hanno le lacrime agli occhi per la tristezza. Ha un significato completamente opposto, infatti, è il segno di una risata talmente intensa da far venire le lacrime, o una situazione di gioia immensa che fa quasi piangere dalla felicità.
Ci sono una serie di emoji considerate “cringe”, ovvero imbarazzanti dalla Gen Z le due faccine sorridenti - a bocca aperta e chiusa - e la mano con il pollice in su. Non sono mai utilizzate dai giovanissimi, sono ambigue e sono negative.
@Redazione Sintony News