In questi giorni è diventato virale il video di una ragazza che a bordo di una piccola imbarcazione immerge una frisella nell'acqua del mare, la condisce con pomodorini e mais e infine con la mozzarella, anch'essa immersa nell'acqua marina e spremuta sulla pietanza, prima di essere mangiata. Tra i commenti molti apprezzamenti per il gesto, nei quali viene sottolineato che la "frisa sponzata a mare" era un pasto tipico dei pescatori, in particolare di quelli pugliesi.
Ma questo gesto, soprattutto per il contesto in cui è stato fatto non è poi così tanto da apprezzare e da ripetere. Infatti, la ragazza non si trova in mare aperto (e pure lì ci sarebbe molto da discutere), ma in una sorta di baia/golfo dove sono presenti diverse imbarcazioni, anche grandicelle. E dove c'è elevata concentrazione di barche, l'acqua pullula di idrocarburi, oli e altre sostanze legate alla propulsione delle imbarcazioni, di certo non pensate per il consumo umano. Ma non solo. Poiché i servizi igienici delle barche scaricano a mare, nei punti in cui si concentrano i natanti è spesso una raccolta di enterobatteri e batteri fecali come l'Escherichia coli, oltre a virus e altri agenti patogeni legati.
Come evidenziato in un documento della Australian Online Coastal Information, gli streptococchi e gli enterococchi fecali sono “l'indicatore raccomandato per i patogeni umani nelle acque marine”, alla cui esposizione sono frequentemente associati disturbi gastrointestinali. Magari il tratto di mare in cui è stata immersa la frisella era "pulitissimo", ma in prossimità della costa e con così tante barche in zona il rischio di contaminazione da idrocarburi e patogeni aumenta sensibilmente.
I problemi gastrointestinali sono comunque solo la punta dell'iceberg dei potenziali pericoli. L'ente australiano spiega infatti che i patogeni presenti nell'acqua marina possono scatenare diverse altre patologie: eruzioni cutanee, febbre tifoide, malattia respiratoria febbrile acuta (AFRI), salmonellosi, meningoencefalite, criptosporidiosi e giardiasi. L'istituto statunitense Smithsnonian spiega che nell'acqua di mare possono annidarsi anche patogeni potenzialmente mortali, come il Vibrio Vulnificus, un batterio gram negativo che oltre ai classici problemi gastrointestinali (nausea, vomito e diarrea) può provocare ulcerazioni dei tessuti talmente gravi da portare all'amputazione degli arti. In Italia fortunatamente è poco presente, ma il rischio di infezione non è pari a zero e mangiare un pasto dopo averlo immerso nell'acqua di mare è un po' come giocare alla roulette russa. Non va infine dimenticata la potenziale presenza di alghe tossiche e di sostanze secrete da altri organismi marini in grado irritare severamente o intossicare se ingerite.
Tra tutte queste controindicazioni, la più classica è che l'acqua marina non si può bere perché ha una concentrazione di sale elevatissima, soprattutto quella di bacini chiusi come il Mediterraneo dove lo scambio con le acque oceaniche è più lento. Lungo la costa e in superficie si può sfiorare il 40% di salinità.
Ovviamente non è il caso della singola frisella immersa nell'acqua, né quello delle involontarie “bevute” che possono capitare mentre si nuota in mare, ma si tratta di un pericolo da non sottovalutare per tutti gli effetti negativi che il troppo sale ha sulla nostra salute. Insomma, l'acqua marina non è assolutamente adatta al consumo umano e, anche se la protagonista del video non ha avuto alcun problema dopo la frisella "al sapore di mare", è assolutamente sconsigliato replicarne il comportamento.
Marta Rachele Pusceddu