Tutto iniziò alcuni anni fa, in sordina, ad opera di alcuni sensibili operatori della sicurezza ai varchi dei porti e degli aeroporti. Aprirono una pagina facebook #sardegnarubataedepredata, poi un sito web per denunciare i continui furti di terra sarda. Sabbia delle spiagge di Is Arutas, Piscinas di Ingurtosu, Vilalsimius, Cala Luna, Palau, Alghero, Baunei, per citarne alcune, e solo per non poterle menzionare tutte, ciottoli, pezzi di ginepro, pezzi di scogli che andavano via dalla Sardegna per sempre.
E come ogni anno, nonostante la puntuale informazione della Regione nei punti di arrivo dei turisti, nei porti e negli aeroporti, ma anche nelle spiagge, per ribadirlo ai più distratti, continua il latrocinio ai danni della Sardegna.
Quest’anno, e siamo solo al 10 luglio, sono già un centinaio i chili, tra sabbia e ciottoli prelevati dalle spiagge del sud Sardegna, sequestrati nell'ultima settimana all'aeroporto di Cagliari. Ne dà notizia l'associazione 'Sardegna rubata e depredata' che, come negli scorsi anni, ha diffuso sui social una campagna di informazione per ricordare a turisti e residenti che è vietato, per legge, portare via dagli sabbia, conchiglie, ciottoli, purtroppo considerati ancora da tante persone dei souvenir da portare a casa come ricordo della vacanza in Sardegna.
“Collezione luglio 2023. Il solito vizietto che non passerà mai di moda. A lavare la testa all'asino si spreca tempo, acqua e sapone. Anche quest'autunno ci toccherà fare il giro di tutte le spiagge per rimettere ogni cosa al suo posto”. Così si legge nell’ultimo post su facebook dell’Associazione #sardegnarubataedepredata che vigila, insieme alle forze dell’ordine, sui furti naturalistici nell’isola. Un reato punibile con una sanzione che va dai 500 ai 3mila euro. Ancora troppo poco!
Redazione sintony.it