Ormai c’è n’è una almeno ogni 15 giorni. Dalla pista inglese alle calunnie su Papa Wojtyla, dai festini sessuali di alti prelati con ragazzine minorenni a delinquenti comunie della mafia romana che ogni tanto ne 'sparano' una. Ma di fatto non c’è nessuna svolta. Tutto come 40anni fa. E le povere Emanuela Orlandi e Mirella Gregori non hanno pace. Che sia un intrigo di non poco conto è certo. Ma è questa l’unica certezza. L’ultima “sparata” è quella di un ex carabiniere che ha scritto una lettera al pm di Roma, Stefano Luciani , titolare del fascicolo dopo la riapertura dell’inchiesta, nel quale dice che la giovane di 15 anni scomparsa il 22 giugno 1983, sarebbe sepolta a Castel Sant'Angelo e insieme all'altra ragazzina, Mirella Gregori, scomparsa un mese prima, il 7 maggio 1983. A dirlo è appunto l'ex carabiniere Antonio Goglia, impiegato comunale di San Giorgio a Cremano in provincia di Napoli. Goglia ha messo per iscritto queste informazioni, inviando una lettera al sostituto procuratore Stefano Luciani, che ha ricevuto l'incarico di riaprire le indagini per far luce su una vicenda che tiene ancora gli italiani col fiato sospeso.
"Vi comunico che nei sotterranei del Castel Sant'Angelo, dietro una porta rinforzata – scrive l’ex carabiniere -, dovrebbe trovarsi una stanza di circa 20 metri quadri nella quale dovrebbero trovarsi resti umani, compresi quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La struttura dovrebbe ricadere sotto l'Autorità del Comune di Roma e perciò non dovrebbe essere difficile approntare un sopralluogo". E’ quanto si legge nella lettera spedita da Antonio Goglia al sostituto procuratore Luciani e riportata in parte da Italia Oggi. Nel fornire queste informazioni, l’ex militare dice inoltre di assumersi l'intera responsabilità di quanto dichiarato, oltre a dirsi pronto a rispondere civilmente e penalmente delle proprie dichiarazioni.
Le due ragazze, dunque, sarebbero insieme. E i loro corpi, a lungo cercati, si troverebbero in Italia, a Roma. Intervistato da Italia Oggi, l'ex carabiniere parla anche del canone 1058: "Il codice, che impone il celibato sacerdotale è stato confermato dall'attuale norma canonica del 1983, anno dei sequestri della Orlandi e della Gregori… quel codice serve a far comprendere immediatamente cosa vogliono i sequestratori: l'abolizione del celibato sacerdotale, canone 1058, altrimenti avrebbero ucciso la Orlandi e la Gregori".
Non solo. Antonio Goglia spiega nell'intervista di essere pronto a parlare anche col magistrato vaticano Alessandro Diddi. L'ex carabiniere raccomanda anche delle perquisizioni. "Vorrei in particolare che i magistrati non dimenticassero che esiste del materiale fotografico che andrebbe ricercato ed esibito al grande pubblico", afferma. "In questi 40 anni dalla scomparsa di Emanuela ho compreso che i depistatori approfittano di qualsiasi parola e, ancora di più, di qualsiasi nome. Preferisco evitare di offrire appigli. Dico solo che quanto sostengo è ben noto a tutti nell' ambito curiale ancorché strenuamente taciuto", conclude.
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, sentito dall’Ansa, non sembra convinto dalle dichiarazioni di Goglia. "È pura follia, com'è possibile che gli venga data tutta questa attenzione?", è il commento dell'uomo, che da anni si batte per mantenere vivo il ricordo della sorella. "Lo conosco da anni, ogni volta cambia ipotesi, e a cominciare da Nicotri o Peronaci gli danno tutto questo spazio. È uno che racconta frottole", aggiunge. "Già in passato aveva scritto in procura, ogni volta con ipotesi senza riscontri, ipotesi completamente diverse tra loro. È passato, come movente, dalla teologia della liberazione, ai preti pedofili di Boston, al terrorista Carlos, ai Marrani e altri. Il suo intento – conclude Orlandi - è apparire su un articolo e, grazie a Nicotri che l'ha intervistato, ci riesce e tutti gli vanno dietro. Assurdo".
Insomma, come sempre da 40 anni a questa parte, quando Emanuela fu vista l'ultima volta al conservatorio di Sant'Apollinare (nella foto) dopo la lezione di musica, la verità non esce a galla. Non esce perché è chiaro che l’intreccio tra preti, cardinali, ambienti della mal romana come la banda della Magliana (a Sant'Apollinare su sepolto il capo della banda Enrico De Pedis, si diece per volontà di un cardinale), servizi segreti nazionali e internazionali che coprono personaggi illustri della vita politica romana, americana e europea, non può essere dato in pasto all’opinione pubblica. Mirella ed Emanuela sono sicuramente sepolte da qualche parte, ma nessuno potrà mai portare un fiore sulla loro tomba. Almeno fino a quando non deciderà di farlo il Vaticano.
Redazione sintony.it