Nelle sale è arrivato “L’esorcista del Papa”, un piccolo horror soprannaturale, con protagonista un grosso e barbuto Russell Crowe che si mette alla prova con l’accento italiano nei panni di padre Gabriele Amorth, presbite ed esorcista della diocesi di Roma venuto a mancare nel 2016.
Il film perfetto per celebrare i 50 anni dell’Esorcista, la pietra miliare dell’horror by William Friedkin che ha trasformato il genere, è tuttora saldamente radicata nella coscienza culturale collettiva.
“L’esorcista del Papa” cerca di seguirne le orme del film cult, riuscendoci occasionalmente, giocando con le idee di fede, dubbio e credenze e analizzando le differenze tra mero disturbo psicologico e possessione.
Sì, gli esorcisti esistono, e questa è stata in realtà il punto forte del film di Friedkin. Ha trattato l’orrore con una veridicità da documentario, creando l’illusione che ciò che stavamo vedendo, o da cui ci coprivamo gli occhi, stesse accadendo davvero.
L’Associazione Internazionale degli Esorcisti però ha definito il film “non attendibile”.
Il film è ambientato nel 1987. Questa volta le vittime del signore oscuro sono una mamma americana (Alex Essoe) e i suoi due figli (Peter Desouza-Feighoney e Laurel Marsden), sono appena arrivati in Castiglia, Spagna, per ristrutturare una vecchia abbazia che apparteneva alla famiglia del marito defunto. Si portano dietro un bel fardello: da quando il marito/papà è morto in un terribile incidente d’auto un anno prima, il figlio Henry non ha più parlato. È devastato dal senso di colpa, e in questo universo proprio del senso di colpa, o meglio del peccato, si nutre il diavolo.
Ed ecco finalmente Padre Amorth (Russel Crowe), che gira l’Europa in scooter, tracanna whisky da una fiaschetta e forse si diverte più di quanto dovrebbe. Prima di mettersi al lavoro in Spagna, Amorth viene pesantemente ammonito da un giovane cardinale frignone (Ryan O’Grady) che non crede a tutto quel chiacchiericcio soprannaturale.
Il regista Julius Avery conosce la grammatica visiva dell’horror, gli shock, i tagli e il lavoro di ripresa che costruiscono la paura.
La storia del film entra nei peccati dell’Inquisizione spagnola.
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