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24 Febbraio 2023

L'olotrasporto, l'ultima novità della Nasa

L'ultimo esperimento della Nasa ha portato ad una nuova scoperta: l'olotrasporto, ecco di cosa si tratta

Novità importanti riguardano le nuove tecnologie  testate dalla NASA: una di queste è  l’olotrasporto. Alcuni, appassionati di attualità e materia scientifica, hanno  approfondito questo grandissimo salto in avanti nel mondo della comunicazione. La NASA,   famosa agenzia spaziale americana ha teletrasportato per la prima volta in assoluto un ologramma nello spazio. 

L’olotrasporto è una vera rivoluzione nella comunicazione spaziale e la sua riuscita ha aperto tantissimi scenari in ambito medico, logistico e militare in riferimento all’esplorazione dello spazio più profondo.

Cerchiamo di capire di più sull’olotrasporto: che cos’è e a cosa serve esattamente? In sostanza, la NASA ha permesso all’ologramma del dottor Josef Schmid, fisico e chirurgo che lavora presso l’agenzia, di essere teletrasportato nella Stazione spaziale internazionale.

Olotrasporto: cos'è e come funziona

Il punto curioso è che, non si tratta di un messaggio registrato, né di un’esperienza associabile all’ormai famosa e sdoganata realtà aumentata: il procedimento è più complesso ed è stato definito dallo stesso dottore come “un modo nuovo di zecca che può cambiare l’esplorazione umana”. Senza diventare troppo tecnici, si può affermare che sono stati sviluppati dei modelli 3D del dottore e della sua equipe, che subito dopo, sono stati compressitrasmessi e ricostruiti sempre in 3D all’interno della stazione spaziale.

Tutto questo procedimento è avvenuto in tempo reale ed è anche per questo che si parla di un punto di svolta: si parla di una comunicazione così viva e reale che non avviene in differita bensì garantisce la compresenza degli interlocutori nello stesso luogo.

Sulla stazione spaziale, a ricevere il medico e fisico c’era l’astronauta Thomas Pesquet, dotato di un visore di realtà mista, capace di raccogliere le immagini del dottore e fonderle con l’ambiente circostante della ISS. Il tutto è stato possibile grazie alla tecnologia dell’Hololens Kinect sviluppata da Microsoft nel 2016. Nata con l'obiettivo di operare in campo pubblicitario, ospedaliero e scolastico, sembra essere ora una chiave di volta per le future attività spaziali. Il punto di maggiore interesse è che Pesquet non ha soltanto “ricevuto” l’immagine del medico, ma l’ha percepita come se fosse effettivamente vicina a lui.

Febbre d'astronauta | Scienza in rete

Schmid, il protagonista dell'esperiemento, ha detto“La nostra entità umana è in grado di viaggiare fuori dal pianeta. Immagina di poter portare chi ha progettato una tecnologia particolarmente complessa proprio accanto a te, ovunque tu possa lavorarci”, descrivendo il tutto con l’efficace immagine di due chirurghi che lavorano insieme

Una scoperta che aprirebbe vari orizzonti in campo medico. Ad esempio, un qualsiasi tipo di somministrazione o consulto, anche urgente, grazie all'olotrasporto sarebbe plausibile. Ma non si tratterebbe di una generica discussione attraverso un video, ma una vera e propria esperienza che porterebbe, anche se non proprio fisicamente, un medico o uno specialista direttamente sulla stazione spaziale.

Olotrasporto | La NASA apre ai viaggi virtuali nello Spazio - Curiosauro

E lo stesso discorso può essere esteso verso altri ambiti, come quello della manutenzione. Detto in altre parole: le conversazioni Terra-spazio riceverebbero parecchi benefici, come diventare quasi “in presenza” nonostante le parti coinvolte si trovino a distanze siderali.

Tuttavia però, gli astronauti potrebbero avere, in questo modo, la possibilità di interloquire con le proprie famiglie in tempo reale, sentendole in qualche modo più vicine. Tornando sulla Terra, poi, l’olotrasporto può cambiare radicalmente la comunicazione con ricercatori che lavorano in ambienti di difficile accesso o con specialisti di operazioni militari. 

Olotrasporto | Videoperatore

Ma c'è di più: infatti l’olotrasporto conferisce la possibilità di vedere più lontano, tanto che la NASA non ha certo intenzione di fermarsi qui. Sono ancora parecchi i fattori su cui lavorare: su tutti, l’effettivo divario temporale che si viene a creare nelle trasmissioni dirette nello spazio profondo. Bisogna tener conto infatti, che le comunicazioni con Marte potrebbero subire un ritardo di circa venti minuti. Ed essendo un tempo abbastanza vasto, in certe situazioni, specialmente quelle legate a un’emergenza medica o tecnica, può essere determinante.

Oltre tutto, l’agenzia ha già espresso l’intenzione di ampliare il sistema dell’olotrasporto incrementando la realtà aumentata, così permettendo di rendere l’esperienza ancora più completa e realistica. L’obiettivo è quello di permettere ai cosiddetti “olotrasportisti” di vagare all’interno della stazione spaziale e di osservare le persone e gli oggetti come se fossero davvero al loro fianco. 

@Alessandro Paolo Porrà