A 16 giorni dal suo arresto non ha parlato con nessuno, solo coi medici del carcere di L’Aquila, dov’è detenuto. Matteo Messina Denaro, ritenuto uno dei più grandi stragisti della storia del Paese, non parla ma fa parlare di lui che continua a tenere banco sulla stampa nazionale. Sono tanti ancora gli aspetti da chiarire sulla sua latitanza, sui suoi fiancheggiatori e sulle cure ricevute finora come Andrea Bonafede, il suo ultimo prestanome, per il tumore al colon.
E se sul tavolo della sua cella, sorvegliata 24 ore su 24 dagli uomini del GOM della polizia penitenziaria, ci sono solo i due telegrammi che ha ricevuto, per alcuni giorni l’ex latitante più pericoloso d’Italia non ha guardato tv né letto giornali. E non parla con nessuno, neppure coi suoi avvocati, solo con i medici del carcere.
“Ho letto centinaia libri sul tumore, curatemi bene", avrebbe detto l’ex boss di Cosa Nostra ai dottori che lo hanno preso in cura, chiedendo di ricevere le migliori cure possibili per il tumore al colon anche se si trova in regime di 41bis. Il boss avrebbe ripetuto più volte al personale medico, con toni pacati, di non aver ricevuto una educazione culturale ma di aver letto centinaia di libri di medicina sul tumore.
"Sono informato sulle cure, ho letto centinaia di libri di sul mio tumore. Vi prego di poter essere trattato con farmaci e terapie migliori", avrebbe detto il boss ai medici. In particolare avrebbe chiesto (il condizionale è d’obbligo) di poter essere curato con dei farmaci speciali utilizzati solo in Israele. I medici dell'equipe dell'ospedale aquilano, che si occupa dei malati del carcere, lo avrebbero rassicurato, spiegandogli che si stanno seguendo procedure all'avanguardia come da protocolli internazionali.
Ma c’è il sospetto che Matteo Messina Denaro stia mandando dei messaggi cifrati all’esterno del carcere usando la sua patologia per comunicare con i suoi, ancora numerosi, fiancheggiatori.
Redazione sintony.it