Fallita la trattativa con il governo e respinto il decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti pubblicato sabato, i benzinai aderenti a Fegica e Figisc Confcommercio tornano sul sentiero di guerra e confermano lo sciopero del 25 e 26 gennaio prossimi. Sciopero che in un primo momento era stato sospeso, proprio in attesa delle decisioni del governo.
I benzinai accusano Palazzo Chigi: “Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del governo” sostiene infatti Roberto Di Vincenzo, presidente dei benzinai della Fegica. “Se oggi (17 gennaio, ndr) nell'incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy non si riparte dal decreto si conferma lo sciopero” tuona deciso Bruno Bearzi, presidente nazionale della Figisc, che spiega: “L’incontro era già previsto per affrontare i problemi della filiera, ma alla luce del dl carburanti e della notizia dell'istruttoria dell'Antitrust bisogna ripartire dal decreto”, perché “all'opinione pubblica viene rimandato che non siamo corretti ed è un messaggio che non ci piace”.
Roberto Di Vincenzo della Fegica afferma che il governo "non può dire oggi che i gestori si sono comportati correttamente e domani evocare l'intervento della Guardia di Finanza”. Inoltre, la notizia dell'avvio di “una istruttoria Antitrust che indagherebbe sui petrolieri, non per le loro eventuali responsabilità, ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi” rende la “situazione grave, se non fosse ridicola. Il governo non può continuare ad avere sette anime l'una contro l'altra armata e sette posizioni diverse, che finiscono inevitabilmente per scaricarsi sui cittadini di questo Paese e pure su una intera categoria di lavoratori".
Bearzi spiega che il decreto carburanti non piace ai gestori soprattutto nella parte relativa alle sanzioni, che sono “sproporzionate, non fanno deterrenza”. La mancata esposizione dei prezzi medi regionali infatti prevede a sanzioni di 6mila euro, che significa “vendere 180mila litri di benzina, pari a 6 autobotti”, cioè in 42 settimane, più di 10 mesi, precisa il presidente della Figisc.
Interviene in merito anche Assoutenti, contrario allo sciopero: “Denunciare le anomalie che si registrano nei prezzi dei carburanti non è gettare fango sulla categoria, dice il presidente Furio Truzzi. “Non capiamo il nesso tra l’indagine aperta dall'Antitrust sulle irregolarità e lo sciopero della categoria. Riteniamo che in questo momento di grave crisi economica i gestori farebbero bene a collaborare con le associazioni degli utenti per il bene del Paese e per superare divergenze e contrapposizioni che non aiutano nessuno, ma alimentano solo tensioni”, conclude Truzzi.
Redazione sintony.it