Fuori dai soliti schemi. Tra le opere d’arte di Alessandra Garau, fotografa sassarese, non troverete le modelle curvy o bei seni in vista, o ancora pettorali. Lei ha deciso di raccontare il folklore sardo in un modo per nulla convenzionale. Per anni ha fotografato sfilate, carnevali, maschere, e abiti ben radicati all’interno della cultura sarda. 

Ma un progetto fotografico promosso dal MOS (Movimento Omosessuale Sardo) l’ha portata a prendere gli intoccabili abiti tradizionali e far indossare gonne e coprifuoco a uomini con tacchi a spillo e pantaloni di fustagno alle donne.

“Per me tutte le parole più belle finiscono are” racconta la Garau riferendosi al nome del progetto chiamato “Are”, “Sognare, volare, narrare, fotografare“.

Accompagnata dalla modellə Eleonora, Fabrizia, Antioco, e Michele, Garau ha preso gli intoccabili abiti tradizionali e fatto indossare gonne e coprifuoco a uomini con tacchi a spillo e pantaloni di fustagno – “tipici della virilità maschile sarda” – alle donne.

“Mi sono esposta per dare voce alle persone che non hanno ancora il coraggio, che vivono delle situazioni che non permettono loro di essere ciò che sentono veramente di essere”. Non solo supporto, Alessandra Garau ha dovuto subito anche gli attacchi mediatici con insulti di ogni tipo fino ad arrivare a minacce di morte. Garau è stata accusata di aver infangato e ridicolizzato la tradizione e i costumi locali: “Mi dispiace dirlo perché sono una sarda e son fiera di esserlo, ma la Sardegna è indietro di vent’anni rispetto il resto d’Italia“. 

“Ora sono ancora più motivata di prima” dice.

@Monica Magro