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26 Aprile 2022

Chernobyl: 36 anni fa il disastro nucleare che paralizzò il mondo

La zona di Chernobyl è ancora sotto minaccia, 26 aprile del 1986 il disastro nucleare

Sono passati 36 lunghi anni dall’incidente nucleare avvenuto nella notte del 26 aprile del 1986 intorno all’1.30 di notte nella centrale nucleare di Chernobyl nell'allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Un vero disastro che nessuno ha dimenticato, difficile ancora di più oggi, quando l’Ucraina rimane sotto assedio da parte dei russi da due mesi. 

"Non possiamo sapere cosa c'è nella testa dei russi. Non potevamo aspettarci che si impadronissero delle centrali nucleari. La nostra regione sarà sempre in pericolo fino a quando il sistema in Russia non cambierà. La minaccia esiste sempre". Lo ha detto Yurii Fomichev, sindaco di Slavutich, la città satellite di Chernobyl dove vivono i lavoratori della centrale. Le forze russe si sono ritirate dalla zona di Slavutich tra il 29 marzo e il 3 aprile. 

Nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986, erano in corso dei test di sicurezza su uno dei quattro reattori che da soli procedevano il 10% dell’energia elettrica dell’Ucraina. In particolare si parla del reattore numero 4. Durante le operazioni però qualcosa va storto. Poco dopo l'1 di notte, il reattore numero 4 esplode come una pentola a pressione. L’esplosione libera un’enorme quantità di grafite e provoca un incendio che comincia a disperdere nell’aria isotopi radioattivi. Una volta scoppiato l’incendio, è emergenza radioattività. L’incendio sprigiona una grande nuvola, densa di materiale radioattivo, che comincia a contaminare tutta l’area attorno alla centrale. 336mila persone devono essere evacuate. Nei giorni successivi il vento fa percorrere centinaia di chilometri alla nuvola: prima verso la Bielorussia e i Paesi Baltici, poi Svezia e Finlandia, e ancora Polonia, Germania settentrionale, Danimarca, Paesi Bassi, Mare del Nord e Regno Unito. Tra il 29 aprile e il 2 maggio è la volta di Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Austria, Italia settentrionale, Svizzera, Francia sud-orientale, Germania meridionale e ancora Italia, stavolta centrale. Tra il 4 e il 6 maggio la nube torna verso l’Ucraina, poi Russia meridionale, Romania, Moldavia, Balcani, Grecia e Turchia. L’emissione di vapore radioattivo si interrompe soltanto il 10 maggio. I numeri di chi è deceduto, ancora oggi non sono chiari, si partire da stime di 30 vittime fino a centinaia di migliaia di morti.

 

@Monica Magro