
Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di nominare un amministratore di sostegno per Vittorio Sgarbi, avanzata dalla figlia Evelina Sgarbi. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto necessario disporre una perizia tecnica per valutare le sue capacità cognitive e decisionali nella gestione degli affari personali ed economici, inclusa la scelta di contrarre matrimonio.
Con questa decisione si chiude la prima fase del procedimento civile avviato dalla figlia del critico d’arte, che sostiene come il padre non sia più pienamente in grado di tutelare i propri interessi. La richiesta di Evelina riguardava in particolare la gestione ordinaria della salute e del patrimonio paterno, istanza che è stata respinta.

Accertamenti sullo stato di salute mentale di Vittorio Sgarbi
Il Tribunale ha nominato come consulente tecnico d’ufficio la psicologa e psicoterapeuta Lili Romeo, incaricata di verificare se il critico d’arte presenti «condizioni psicologiche, psicopatologiche o cognitive tali da incidere sulla capacità di autodeterminarsi».
La perizia dovrà stabilire se Sgarbi sia in grado di comprendere e valutare il significato e le conseguenze personali, patrimoniali e giuridiche di decisioni particolarmente rilevanti, con specifico riferimento alla gestione straordinaria del patrimonio e alla scelta di sposarsi.
L’istanza per la nomina di un amministratore di sostegno era stata presentata lo scorso settembre, dopo un periodo di grave depressione attraversato da Sgarbi e culminato in un ricovero al Policlinico Gemelli.

Nei mesi scorsi, il critico d’arte aveva annunciato l’intenzione di sposare Sabrina Colle, sua compagna da quasi trent’anni, con nozze previste a Venezia.
La celebrazione dovrà ora attendere l’esito della perizia, che, secondo le tempistiche del Tribunale, non sarà disponibile prima di maggio 2026.
Commentando la decisione, Evelina Sgarbi ha dichiarato: «Finalmente è arrivato un primo, importantissimo segnale che lascia ben sperare per quanto riguarda la salute di mio padre e la tutela della sua capacità di comprendere gli effetti di scelte straordinarie inerenti all’esercizio dei suoi diritti personalissimi. La battaglia che sto portando avanti, volta unicamente a tutelare mio padre, la sua salute, la sua dignità e i suoi interessi, forse non è stata vana. Purtroppo, per me questo sarà comunque un Natale triste, perché so che mio padre continua a non stare bene».
Letizia Demontis