Alessandra Todde resta presidente della Regione Sardegna. La Corte Costituzionale ha emesso un verdetto che mette la parola fine, almeno per ora, alla controversia nata dall'ordinanza di decadenza emessa dal Collegio regionale di garanzia elettorale di Cagliari. La Consulta ha stabilito che l'organo statale ha esorbitato dai propri poteri, violando le prerogative costituzionalmente garantite alla Regione Autonoma della Sardegna.
La pronuncia, emessa sul ricorso per conflitto di attribuzioni tra poteri, ha rigettato la richiesta di decadenza, pur dichiarando inammissibile il ricorso della Regione. Il principio chiave è che il Collegio di garanzia non poteva imporre la decadenza sulla base delle irregolarità riscontrate, poiché queste non rientrano nelle fattispecie tassative previste dalla legge.
L'intera vicenda era scaturita dal Collegio regionale di garanzia presso la Corte d'Appello di Cagliari che, rilevando irregolarità nella rendicontazione delle spese della campagna elettorale della Presidente, aveva emesso un'ordinanza ingiungendo al Consiglio regionale di adottare un provvedimento di decadenza. L'esecuzione di tale ordinanza avrebbe portato alla caduta dell'intera Giunta e del Consiglio.
La Corte costituzionale è stata lapidaria: "Non spettava al Collegio regionale di garanzia elettorale di imporre la decadenza della presidente della Regione, sulla base di fattispecie non riconducibili a quelle indicate dall’art. 15, commi 8 e 9, della legge n. 515 del 1993."
Il Collegio di garanzia aveva contestato: mancata nomina di un "mandatario elettorale". La mancata accensione di un "conto corrente unico" dedicato alla campagna. E produzione di una dichiarazione sulle spese caratterizzata da diverse non conformità.
La Consulta ha chiarito che l'ineleggibilità e il conseguente effetto decadenziale sono "limitati ai 'casi espressamente previsti'" dalla legge n. 515 del 1993, che sono solo due: il mancato deposito della dichiarazione sulle spese "nonostante la diffida ad adempiere". Il superamento del limite massimo di spesa per un ammontare pari o superiore al doppio.
Poiché il Collegio di garanzia aveva espressamente chiarito di non aver contestato il "mancato deposito della dichiarazione" – ma solo la sua "non conformità" – le violazioni riscontrate, pur se gravi, non sono sufficienti a innescare il meccanismo della decadenza.
La sentenza lascia tuttavia impregiudicata la questione relativa alla possibilità di riqualificazione dei fatti, che "è rimessa al giudice civile, competente per il giudizio di opposizione all’ordinanza-ingiunzione." Ciò significa che, sebbene la decadenza imposta sia stata annullata, la questione delle sanzioni pecuniarie e l'eventuale riesame dei fatti restano aperti in sede civile.
La decisione costituzionale rappresenta una vittoria politica e giuridica per la Regione, la quale aveva difeso strenuamente le proprie attribuzioni contro l'ingerenza di un organo di controllo statale.
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