L’Irlanda non parteciperà al prossimo Eurovision Song Contest, in programma a Vienna, qualora Israele fosse confermato tra i Paesi in gara. La presa di posizione è stata resa nota dall’emittente pubblica Rte, che ha definito la partecipazione “inaccettabile, data la continua e spaventosa perdita di vite umane” nella Striscia di Gaza.
La decisione, che si inserisce nel solco delle critiche di Dublino alla linea del governo guidato da Benyamin Netanyahu, rappresenta un colpo significativo per la rassegna musicale europea. L’Irlanda è infatti lo Stato che vanta il maggior numero di vittorie all’Eurovision, ben sette, e la sua assenza rischierebbe di indebolire il prestigio della manifestazione.
Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le richieste di esclusione di Israele dall’Eurovision, sostenute anche da Paesi come la Spagna. A decidere in merito sarà ora l’Unione Europea di Radiodiffusione (Uer), l’organismo che organizza l’evento.
La posizione irlandese non sorprende: il governo di Dublino ha riconosciuto da tempo lo Stato palestinese e si è distinto come una delle voci più critiche a livello internazionale nei confronti dell’offensiva israeliana su Gaza. Con il ritiro minacciato dall’Irlanda, il dibattito attorno all’Eurovision rischia di trasformarsi in una questione non solo musicale, ma anche politica e diplomatica.
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