Una pentola vuota, stretta tra le mani di chef, ristoratori e studiosi di cucina israeliani. È l’immagine simbolo di una campagna che in poche ore ha fatto il giro dei social, diventando virale. Sopra, tre parole – “Resistere alla fame” – scritte in ebraico, inglese e arabo. Un gesto semplice, immediato, universale, che non ha bisogno di spiegazioni: quel vuoto non è metaforico, è reale. È il vuoto dei piatti e degli stomaci dei bambini che muoiono di fame a Gaza.
La crisi alimentare che colpisce la Striscia di Gaza non nasce da una calamità naturale. È la conseguenza diretta del blocco agli aiuti imposto dal governo israeliano, denunciano sempre più ONG e osservatori internazionali. Intere aree, secondo l’ONU, rischiano di precipitare in una carestia senza precedenti. In questo contesto, il cibo – da sempre ponte tra culture e popoli – si è trasformato in strumento di pressione, in arma di guerra.
È proprio contro questa realtà che gli chef israeliani hanno deciso di esporsi. Professionisti dell’alimentazione, per i quali cucinare significa nutrire e condividere, non possono accettare che il cibo venga negato a un’intera popolazione.
A promuovere l’iniziativa è stato il marchio israeliano Comme Il Faut, che ha coinvolto figure note della ristorazione locale. La scelta delle tre lingue – ebraico, inglese e arabo – non è casuale: è un appello alla società israeliana, al mondo arabo e alla comunità internazionale. Un messaggio universale, che afferma con forza: il cibo è un diritto, non un privilegio.
Nei ritratti che circolano online compaiono giovani chef emergenti, proprietari di ristoranti storici, studiosi di gastronomia. Tutti uniti dalla stessa immagine: una pentola vuota, simbolo di resistenza civile. Un oggetto che, nella tradizione mediterranea e israeliana, è molto più che un utensile: è memoria familiare, rito comunitario, identità collettiva. Mostrare il vuoto significa dire: “Ecco cosa resta quando si priva un popolo della dignità”.
«Non possiamo più tacere», dichiarano i promotori. Un’affermazione coraggiosa, perché all’interno di Israele esporsi contro la linea del governo non è semplice, soprattutto in un momento di forte tensione politica e militare. Ma è proprio questa scelta a dare forza all’iniziativa: dire che la fame non è un’opzione legittima, che nessuna ragione di sicurezza può giustificare la carestia.
Le immagini hanno già superato i confini israeliani. Attivisti, associazioni di chef e semplici cittadini le hanno condivise in tutto il mondo. Perché il cibo, ancora una volta, si rivela un linguaggio universale, capace di unire più di quanto divida.
La pentola vuota non è solo denuncia: è anche appello. È un invito a non ridurre la crisi umanitaria di Gaza a una nota marginale nei comunicati ufficiali. «Il cibo non è mai solo cibo», ricordano i ristoratori israeliani: è futuro, speranza, possibilità di vita. Negarlo equivale a spegnere un popolo.
@Redazione Sintony News