La Commissione europea ha inflitto a Google una sanzione record da 2,95 miliardi di euro per aver alterato la concorrenza nel settore delle tecnologie pubblicitarie digitali (adtech). Secondo Bruxelles, il colosso americano avrebbe adottato comportamenti di auto-preferenza e mantenuto conflitti di interesse lungo la catena di fornitura, penalizzando così i competitor. Contestualmente, è stato ordinato al gruppo di Mountain View di porre fine alle pratiche considerate scorrette e di introdurre misure correttive.
Fonti interne rivelano che nei giorni scorsi il commissario Ue al Commercio, Maroš Šefčovič, avrebbe espresso dubbi sull’opportunità della sanzione, chiedendone il rinvio. La proposta, tuttavia, non è stata accolta e la Commissione ha proceduto con la decisione.
La replica di Google
Immediata la risposta del gigante tecnologico, che annuncia battaglia legale.
“La decisione della Commissione sui nostri servizi pubblicitari è sbagliata e presenteremo ricorso”, ha dichiarato in una nota Lee-Anne Mulholland, vicepresidente e responsabile globale degli Affari Regolamentari dell’azienda.
Secondo Google, la multa “non ha giustificazione” e le modifiche imposte “rischiano di danneggiare migliaia di imprese europee, rendendo più difficile per loro ottenere ricavi”. L’azienda respinge le accuse di abuso di posizione dominante: “Non c’è nulla di anticoncorrenziale nel fornire servizi sia agli acquirenti sia ai venditori di spazi pubblicitari, e oggi il mercato offre più alternative che in passato”.
Un nuovo fronte tra Big Tech e Ue
Il caso apre un ulteriore capitolo nei rapporti già tesi tra Bruxelles e le grandi piattaforme digitali, spesso nel mirino delle autorità antitrust europee per pratiche considerate lesive della libera concorrenza. La battaglia legale, ora, si sposterà nelle aule giudiziarie.